Vincitore a sorpresa per l’edizione 2014 del Premio Campiello. Giorgio Fontana, 33 anni, è il più piccolo dei cinque finalisti e tra i più giovani della storia della competizione. Il suo “Morte di un uomo felice” edito da Sellerio ha avuto 107 voti sui 291 dalla Giuria Popolare dei Trecento Lettori Anonimi. Al secondo posto Michele Mari con “Rodderick Duddle” (Einaudi), che ha avuto 74 voti, e al terzo Mauro Corona con “La voce degli uomini freddi” (Mondadori), 43 voti. “Lo prendo come una pacca sulla spalla per lavorare meglio. Come diceva Stephen King quando si scrive bisogna chiudere la porta e lasciare tutto dietro di se però poi quando si apre la porta e non trovi nessuno ci rimani male” ha detto Fontana mentre riceveva il premio dalle mani di Roberto Zuccato, presidente di Confindustria Veneto che punta proprio in questa direzione, ad essere un incubatore di giovani talenti e sta diventando sempre di più un punto di riferimento per le nuove generazioni. Lo stesso Mauro Corona, che si è piazzato al terzo posto mentre era dato tra i favoriti per la sua popolarità, aveva detto alla vigilia della premiazione: “se potessi scegliere, vorrei che a vincere fosse Giorgio Fontana perchè è ancora incontaminato e per lui sarebbe una bella soddisfazione”. Il libro narra la storia del magistrato Giacomo Colnaghi che lotta contro il terrorismo politico nella Milano anni ’80 con in controcanto la storia di suo padre, un partigiano. Originario di Saronno, Fontana, che di giorno lavora in un’agenzia di software e di sera scrive, aveva spiegato parlando del suo libro: “Quello che più mi stava a cuore è il rapporto tra padre e figlio a cui sono legati temi come la riflessione sulla giustizia e il rapporto fra generazioni”. “Ho fatto un lavoro di ricerca molto grosso e ho usufruito del distacco che mi può dare non aver vissuto quegli anni” continua Fontana che è autore di altri 4 romanzi. E Milano, è qualcosa di più di uno sfondo nel libro, “è una mia ossessione narrativa. La amo e la odio”.
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