Pompei e i siti archeologici vesuviani chiusi quest’anno a Natale e Capodanno per una direttiva nazionale che riguarda tutti i musei e siti della cultura statali. Ed è scoppiata la polemica: “Una decisione che penalizzerà non solo i turisti, ma l’immagine intera dell’Italia con una ricaduta negativa per la valorizzazione del sito archeologico e dell’economia locale”, ha denunciato Antonio Pepe, Rsu Scavi di Pompei.
Sulla stampa locale c’è chi parla di accordi mancati dei sindacati e chi punta il dito contro il ministero, che avrebbe deciso all’ultimo momento la chiusura per mancanza di fondi. Mentre il web si popola di commenti indignati e di allarmi dagli albergatori. Ma il ministro Franceschini non ci sta. “Polemiche estemporanee”, ha ribattuto il titolare dei Beni culturali, che ha parlato di una scelta “presa con i sindacati” e dettata da “ragioni di buona amministrazione”, dopo aver valutato i dati dell’affluenza.
L’accordo sulle aperture straordinarie, ha ricordato Franceschini, è stato preso a giugno e sottoscritto dai sindacati, tutti concordi, nello stabilire che tra le festività in cui garantire l’apertura ci dovessero essere “Pasqua, Santo Stefano, 25 aprile, 1 maggio, ferragosto. Non invece Natale e Capodanno”. Una decisione giustificata dai numeri, fa notare il ministro, che ha sottolineato proprio il caso di Pompei dove i visitatori sono ogni giorno diverse migliaia, e dove, invece, il 25 dicembre del 2013 sono state registrate in tutto “827 persone”. Solo qualche turista in più, 889, il 25 dicembre del 2012. E il primo dell’anno non è andata molto meglio: in tutto 2.350 visitatori nel 2014 e 2.835 nel 2013. Presenze di fatto troppo contenute rispetto alla media di altri più normali festivi, tali comunque da non giustificare i costi di un’apertura straordinaria. Dati alla mano il ministro invita al confronto: “Nella prima domenica del mese di apertura gratuita i visitatori a Pompei sono stati una media di oltre 15 mila ognuna, con picchi sopra i 20 mila”, sottolinea.
Un discorso che vale per Pompei come per il resto dell’Italia visto che il totale dei visitatori di tutti i musei e i siti archeologici italiani, nella giornata del 25 dicembre del 2013 è stato di 12.376. Un anno prima, il 25 dicembre del 2012 i visitatori erano stati in tutto 12.679. Il primo gennaio era andata un po’ meglio (35.689 presenze totali nel 2013 e 54.560 nel 2014) ma non così tanto da giustificare l’apertura al pubblico. Per fare altri esempi – sempre secondo i dati Mibact – alla Reggia di Caserta, si sono contati 299 visitatori nel giorno di Natale del 2012 e 148 in quello del 2013; al Castello di Miramare di Trieste, di solito gettonatissimo, solo 88 presenze per Natale 2012 e 136 a Natale 2013; all’Archeologico di Napoli 121 visitatori nel 2012 e 130 nel 2013; agli scavi di Ercolano 30 persone il 25 dicembre 2012 e 54 nel 2013. Per il ministro non c’è storia, l’apertura natalizia è una remissione che il Mibact non si può più permettere.