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PARMA, DE CHIRICO E BURRI IN MOSTRA: “ITALIA POP. L’ARTE NEGLI ANNI DEL BOOM”

Aprirà il 10 settembre alla Fondazione Magnani Rocca, vicino Parma, la mostra “Italia Pop. L’arte negli anni del boom”. In mostra 70 opere al generarsi di una “via italiana” alla Pop Art, vicina alle esperienze internazionali sia statunitensi che europee, ma nel contempo specificatamente autonoma.

Per evidenziare la peculiarità tutta italiaca, la mostra apre con una ‘Piazza d’Italia’ di Giorgio de Chirico e un ‘Sacco’ di Alberto Burri, due fonti primarie dell’approccio italiano alla contemporaneità. Tre momenti di riflessione caratterizzano “Italia Pop. L’arte negli anni del boom”. Il primo è: i precursori degli anni ’50; segue: la stagione d’oro degli anni ’60 ed, infine, il passaggio di un’arte che si riferisce esplicitamente alla politica tra gli anni ’60 e ’70.

In primis i precursori: Gianni Bertini, Enrico Baj, Mimmo Rotella, Fabio Mauri che subito colsero la nuova temperie culturale ed il mutato clima sociale degli anni ’50 con opere che si pongono a fianco di quelle dei neo-dadaisti statunitensi Jasper Johns e Robert Rauschenberg o degli esponenti del francese “Nouveau Rèalisme”. Assieme a loro, alla fine degli anni ‘50 anche Schifano, Renato Mambor, Gianfranco Baruchello riflettono sui temi dello schermo e dell’oggettualità della pittura, ponendo le basi per lo sviluppo della stagione d’oro della Pop Art italiana tra il 1960 e il 1966.

La stagione d’oro della Pop Art italiana (1960-1966) è raccontata attraverso le opere di Mimmo Rotella ed Enrico Baj; della “Scuola di Piazza del Popolo”: Schifano, Festa, Mambor, Mauri, Franco Angeli, Umberto Bignardi, Mario Ceroli, Giosetta Fioroni, Sergio Lombardo, Cesare Tacchi, Claudio Cintoli; le opere degli artisti operanti a Milano come Valerio Adami, Lucio Del Pezzo, Emilio Tadini, Antonio Fomez; i torinesi Piero Gilardi, Aldo Mondino, Michelangelo Pistoletto; i toscani Roberto Barni, Adolfo Natalini, Gianni Ruffi, Roberto Malquori.

Infine, l’arte che si fa politica, un altro fenomeno cruciale nell’evoluzione del linguaggio Pop in Italia. Dal 1966 fino ai primi anni ‘70 la Pop art nostrana utilizza stilemi della cultura di massa per realizzare un’arte esplicitamente politica. Gli artisti sono Giangiacomo Spadari, Paolo Baratella, Fernando De Filippi, Sergio Sarri, Umberto Mariani, Bruno di Bello o Franco Sarnari, esponenti di quella ”figurazione critica” che rappresenta un originale contributo italiano alla diffusione del “popism”.

Ai dipinti si accompagnano le sculture: gli animali in metacrilato di Gino Marotta, le sculture di Pino Pascali, i legni di Mario Ceroli, la “Prima televisione a colori” di Gianni Ruffi. La mostra, curata da Stefano Roffi e Walter Guadagnini, è accompagnata da un catalogo edito da Silvana Editoriale. Aperta anche i festivi, alla Fondazione Magnani Rocca via Fondazione Magnani Rocca 4, Mamiano di Traversetolo (Parma) dal 10 settembre all’11 dicembre 2016.

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