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“ONE WOMAN SHOW”: IL MOMA CELEBRA L’ARTE DI YOKO ONO

Sette tazzine da caffè Illy, sei rotte e riparate, ciascuna con una scritta a mano che ricorda altrettanti recenti episodi della storia moderna: Nanchino, Guernica, Dresda, Hiroshima, Mai Lai e l’uccisione di John Lennon, sotto il Dakota. Il viaggio comincia dal negozio del Moma, e si chiama “ Yoko Ono : One Woman Show”, la prima retrospettiva dedicata dal museo all’artista concettuale. Le sei tazzine evocano il processo con cui le ferite storiche ed emotive si cicatrizzano, come ci insegna la tecnica giapponese del Kintsugi, ovvero riparare le ceramiche rotte con lacca mischiata a polvere d’oro. La settima tazzina è però intatta: “Non si romperà mai perché sarà sotto la tua protezione”. Poesia e interazione, coinvolgimento del pubblico nel fatto artistico, tipico dell’opera di Yoko.

Poesia e guerrilla art: due leit motiv che da oggi al 7 settembre accompagneranno in una mostra. L’”One Woman Show” comincia dalle foto di 112 Chambers Street, luogo dove la giovane erede di una ricca famiglia aristocratica giapponese aveva cominciato a sperimentare l’avanguardia. . Dei 125 pezzi – foto, installazioni, performance, l’ormai celebre film underground “#4”: debutto’ a Londra nel 1965 con 300 fondoschiena nudi di anonimi britannici, uno ogni 15 secondo per 76 minuti – molti invitano all’interattivita’. Come “Painting to be stepped on”, accuratamente evitato da visitatori timidi, mentre altri osano camminandoci sopra. O la scacchiera con tutti i pezzi bianchi replicata nel giardino. O “To See the Sky”, una scala a chiocciola di acciaio che avvicina al cielo attraverso un lucernario al sesto piano del museo: quando si arriva in cima comincia a oscillare e il senso di precarietà non abbandona fino a quando non hai rimesso saldamente i piedi per terra.

L’interazione e’ alla base dell’opera di Yoko Ono: senza “Cut Piece” del 1964, in cui membri del pubblico usano le forbici per spogliarla, ci sarebbe stata una Marina Abramovich? E poi la mela verde sul plexiglas, che apre la mostra. Restera’ li’ finche’ non marcisce e evoca quella esposta nel 1966 in una gallerai d’arte di Londra. Entro’ Lennon e le diede un morso. Fu quello il loro primo incontro.

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