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Omaggio di Rimini al geniale demiurgo dell'immaginazione

Per rendere omaggio al suo figlio più famoso, Rimini dedica il 2020 al maestro del cinema, nato cento anni fa nel comune romagnolo. Nel centenario mostre e tour cinematografici rivisiteranno la sua città natale dalla prospettiva del regista premio Oscar. Federico Fellini visse a Rimini fino all'età di 18 anni. Il viaggio della memoria felliniana a Rimini include viale Principe Amedeo fino alla stazione ferroviaria, che compare spesso nei suoi film, da I Vitelloni ad Amarcord e a I Clowns. A due passi da lì, in via Roma 41, si trova la casa di Luigi “Titta” Benzi, l'amico d'infanzia e di una vita di Fellini. Tra i luoghi che meritano una visita: il cimitero, dove proprio all'ingresso riposano il regista e l'amata moglie e attrice Giulietta Masina. La tomba della celebre coppia si trova sotto una grande opera in bronzo di Arnaldo Pomodoro, che raffigura la prua di una nave mentre punta al cielo e che ricorda il transatlantico Rex del film Amarcord.

Pastrocchio confuso

“Rimini è una dimensione della memoria” diceva Federico Fellini della città dove nacque il 20 gennaio di un secolo fa. “E' un pastrocchio confuso, pauroso, tenero, con questo grande respiro, questo vuoto aperto del mare”. Pur avendo lasciato la città romagnola nel 1939 per inseguire a Roma il sogno del cinema, Fellini non se ne andò mai via completamente, provando un profondo sentimento di nostalgia e di amore per “il paese”, come definiva Rimini, e per il mare, soprattutto d'inverno. Appena poteva, ricorda l'Ansa, si rifugiava in città con l'amata Giulietta a passeggiare sul lungomare; non vi fece mai riprese ma immortalò nei suoi film quei luoghi dell'infanzia e dell'adolescenza a lui cari, quel mondo e quello spirito riminese della sua gente, delle “azdore” romagnole, dei “vitelloni” e dei pescatori del porto, dei “pataca” e dei ragazzi di Amarcord che ballano sulla terrazza del Grand Hotel. Citando Carl Gustav Jung, Federico Fellini amava ripetere: “Il sentimento religioso ci dice che l’uscita è verso l’alto”. Parole che fotografano la sua continua ricerca e attenzione al trascendente. Un genio cattolico alla macchina da presa. Fino alla fine il padre spirituale suo e della moglie Giulietta Masina è stato il cardinale conterraneo Achille Silvestrini, ministro degli Esteri di Giovanni Paolo II e capofila della ostpolitik vaticana durante la Guerra fredda. E’ stato il porporato romagnolo, infatti, a raccogliere le ultime parole di Federico Fellini sul letto di morte  il 31 ottobre 1993 e poi a celebrarne i funerali a Roma.  Chi non ricorda la suora nana di “Amarcord”? E la sfilata di moda di abiti per vescovi e cardinali in “Roma”? Nei film di Federico Fellini la religione è molto presente e viene raccontata con tratti ironici, stravaganti. Alla maniera di Fellini, insomma.

Le celebrazioni

Oggi, a 100 anni dalla nascita del regista, la città malatestiana gli rende omaggio con eventi, concerti, mostre e spettacoli che si concluderanno a fine anno con la nascita di un grande museo internazionale dedicato alla sua arte. Ripercorrere i luoghi che hanno formato il carattere e segnato il destino di Fellini è un doveroso omaggio e una piacevole scoperta in quest'anno di celebrazioni. Si parte dal teatro Galli sulla centrale piazza Cavour: il 19 gennaio alle 21 l'orchestra Europe Philharmonic diretta da Ezio Bosso dà inizio ai festeggiamenti con la musica di Beethoven, Bach, Vivaldi e Mozart. “Fellini è un grande maestro”, spiega all'Ansa Bosso “perché ha indicato una strada nuova che non c'era”; così come i compositori scelti per il concerto hanno rivoluzionato il costume e l'arte del proprio tempo e di quelli futuri. Il 20 gennaio, giorno del compleanno, il maestro Vince Tempera dirige un concerto con le musiche che hanno reso immortali le pellicole del regista. Il teatro sorge su piazza Cavour, cuore della città; venne ricostruita negli studi di Cinecittà per ambientarvi Amarcord, film del 1973 che descrive la Rimini degli anni Trenta, la sua giovinezza, il fascismo, l'inseparabile amico Luigi “Titta” Benzi e tutti quei personaggi che popolavano la città romagnola di quei tempi. Nel film ci sono anche la scalinata di Palazzo dell'Arengo in stile romanico-gotico, che fa da sfondo alla sequenza delle celebrazioni fasciste, e la fontana della Pigna con il pavone che si posa sulla fontana ghiacciata.

I luoghi della memoria

A due passi da piazza Cavour c'è un altro luogo caro al cineasta: il castello Sismondi, che Fellini descrive come “un luogo davanti a un piazzale polveroso, sul quale sostavano i circhi”, l'amato mondo circense che tanto lo ispirò. Oggi il castello – con le sale allestite come i suoi set – ospita fino al 15 marzo la mostra itinerante “Fellini 100. Genio immortale” che racconta il mondo del regista attraverso filmati, oggetti e un curatissimo apparato tecnologico in un percorso coinvolgente e poetico. Una sezione, evidenzia l'Ansa, è dedicata al Fondo Nino Rota e alla collaborazione tra il celebre compositore e Fellini in 15 film, da Lo sceicco bianco del 1952 a Prova d'orchestra del 1978. Per la prima volta vengono esposti i taccuini originali, sui quali Rota appuntava le indicazioni del maestro sulla musica che avrebbe dovuto accompagnare i suoi film. Dopo l'allestimento riminese la mostra si sposterà a Roma fino a giugno e poi a Mosca e a Berlino. Dalla piazza imboccando via Gambalunga si arriva al civico 27 dove sorge Palazzo Gambalunga, il vecchio ginnasio frequentato da Fellini: oggi vi ha sede la Biblioteca civica, considerata una tra le più belle al mondo. Poco più in là, su corso Augusto, si arriva a Palazzo Valloni, un edificio neoclassico con una bella facciata liberty, al cui interno si trova il cinema Fulgor dove Fellini vide il suo primo film, Maciste all'Inferno, seduto sulle ginocchia del padre. In quel luogo imparò ad amare il cinema e lo volle immortalare con la cinepresa: è in quella sala, infatti, che Titta, il protagonista di Amarcord, tentò goffamente di sedurre la Gradisca.

Il monumento alla creatività

Oggi il Fulgor, restaurato, è un monumento e un omaggio al suo più celebre spettatore dove il foyer e le due sale cinematografiche si ispirano allo stile hollywoodiano degli anni Trenta. Dal Fulgor, a piedi, si raggiunge il vecchio borgo san Giuliano, il quartiere dei pescatori che sorge a ridosso del ponte di Tiberio, dove le auto della Mille Miglia sfrecciavano, come si racconta in Amarcord. Nel borgo i riminesi amano passeggiare, perdendosi tra le case color pastello sulle cui facciate dai toni accesi enormi murales di artisti locali ritraggono i personaggi e le scene di alcuni dei film più belli e acclamati del regista. Tra un'immagine di Marcello Mastroianni che bacia Anita Ekberg e un ritratto di Fellini che dirige i suoi film, ci si perde nel labirinto di stradine, lasciandosi coinvolgere dall'atmosfera magica e irreale del borgo. L'itinerario alla scoperta dei luoghi del regista riminese prosegue verso il mare e le abitazioni in cui Fellini e la sua famiglia vissero: dall'edificio rosa di via Dardanelli, in prossimità del civico 10, dove nacque, a palazzo Ceschina, cineteca comunale che il 31 ottobre, giorno della scomparsa del regista, ospita la rassegna “I film che ho ispirato”, ciclo di pellicole che indaga l'eredità lasciata da Fellini nel cinema contemporaneo. Proseguendo verso la spiaggia, che immortalò con le sue cabine nel film La Città delle Donne, si arriva al leggendario Grand Hotel: Fellini soggiornava nella suite 316 ogni volta che tornava a Rimini; il ristorante interno, che si intitola La dolce vita, propone un menu con i piatti che il maestro amava ordinare. Per Fellini era un mondo di feste e sogni, la cui atmosfera onirica stimolava la sua fantasia e creatività.

 

 

 

 

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