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Nobel per la pace all'etiope Abiy Ahmed, il “Mandela” del Corno d'Africa

E'il premier etiope Abiy Ahmed il premio Nobel per la pace 2019. Il presidente “senza segreteria”, celebre per la consuetudine di tenere la porta del suo ufficio sempre aperta, è stato insignito del prestigioso titolo per aver avviato l'accordo di pace con la vicina Eritrea dopo oltre vent'anni di conflitti e scontri a fuoco. La motivazione dei giurati dell'Accademia di Svezia recita: “Ahmed si è distinto per i suoi sforzi nel raggiungere la pace e la cooperazione internazionale e in particolare per la sua decisiva iniziativa per risolvere il conflitto con la vicina Eritrea”. Dal canto suo, l'Etiopia ha fatto sapere di essere “fiera in quanto nazione” dell’assegnazione del premio.

La pace è l'unica via

Trovare la conciliazione interna non è stato facile, dopo anni di proteste, tensioni fra le etnie e forme di censura. Ma il più giovane leader africano – quest'anno ha compiuto 42 anni – non si è lasciato scoraggiare ed ha avviato un piano di rinnovamento politico sia dentro che fuori il Paese. Fresco d'insediamento, ha dichiarato l'intenzione di fare dell'Etiopia una democrazia multipartitica, ha liberato i giornalisti e oppositori politici incarcerati e ha sciolto lo stato d'emergenza. In politica estera, è noto per essere stato fautore dell'accordo di pace con l'Eritrea: un respiro di ottimismo per il Corno d'Africa. Per la prima volta dopo anni, il 13 luglio dello scorso anno, il presidente eritreo Isaias Afewerki atterrò ad Addis Abeba. Per Ahmed la pace è contagiosa: s'è, infatti, impegnato in prima persona per riappianare le tensioni fra gli altri Paesi del Continente, come negli scontri civili del Sud Sudan. Non si è lasciato intimorire nemmeno lo scorso anno quando, a pochi giorni dall'annuncio del riavvicinamento con l'Eritrea, durante un suo comizio venne lanciata una granata, che uccise due persone.
Ahmed sa che la strada per la pace è in salita, ma non si dà per vinto. Spesso ripete: “Chi uccide, perde in partenza”.

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