O
tto duplici omicidi avvenuti fra il 1968 e il 1985 nella provincia di Firenze. Senza una verità. “Non si tratta di un mistero (i misteri appartengono alle religioni) ma di un segreto – avverte Marco Vichi, inviato del Corriere della Sera – qualcuno probabilmente sa benissimo chi è o chi sono i colpevoli (al di là degli unici due condannati, Mario Vanni e il reo confesso Giancarlo Lotti), oltre ovviamente agli assassini stessi e ai loro eventuali mandanti”. L’unica cosa certa, aggiunge, è che questa vicenda resterà nell’immaginario collettivo come Jack lo Squartatore, e probabilmente, ogni tanto, anche tra alcuni decenni, qualcuno tirerà fuori una nuova teoria o una nuova ipotesi che però rimarranno senza soluzione. “Questo grande segreto ha lasciato dietro di sé un solco pieno di sangue, ed è destinato a non essere mai veramente dimenticato”, precisa Vichi.
Omaggio a giovani vite spezzate senza motivo
In programma domenica e lunedì all'Anfiteatro di Villa Strozzi a Firenze (ore 21,30) “Nessuno – Il mostro di Firenze” è un omaggio a loro, a quei sedici giovani che, riferisce Adnkronos, “per colpa di qualcuno non hanno avuto più vita, possibilità di un futuro, una famiglia, un lavoro e insomma un po’ tutte quelle tappe che costituiscono il nostro percorso”. Una pagina orrenda, durata diciassette anni, che merita di essere ricordata per non far cadere nell’oblio la sofferenza di cui è intessuto questo ennesimo, sanguinoso enigma italiano.
Il macabro nulla
“Un tuffo in un’Italia semplice a cavallo degli anni ‘70/’80, un’Italia di pallone, sesso, terra da coltivare – osserva l’Adnkronos -. Un’Italia, quell’Italia, in cui un semplice ragazzo come tanti altri è cresciuto, ha osservato, ascoltato ed è diventato un uomo in grado di cambiare le abitudini di una comunità, è diventato un mostro. Anzi, è diventato il nulla. Per meglio dire, Nessuno”. Della macabra vicenda del mostro di Firenze si ricordano accusati e accusatori, avvocati, testimoni macchiettistici e spettatori inermi. Tutti, tranne i nomi delle sedici vittime. Lo spettacolo, scritto e diretto da Eugenio Nocciolini, vede in scena, oltre allo stesso Nocciolini, Elena D’Anna, Antonio Fazzini, Gabriele Giaffreda, Roberto Gioffré, Vania Rotondi, Paolo Martinenghi, Giacomo Rosa e gli allievi della CalenzanoTeatroFormAzione.
Il senso dello spettacolo
“Sedici vittime e le loro famiglie, non sanno perché in un giorno estivo come tanti hanno perso la vita – spiega all’Adnkronos l’autore e regista, Eugenio Nocciolini-. Perché qualcuno viene strappato da questo mondo in tale modo? Barbaro, vigliacco e inumano. Ho voluto scrivere un testo e metterlo in scena, non per tornare sulla vicenda processuale-investigativa, non per cadere nella trappola di provare a spiegare chi è stato e perché, ma per ricordare sedici persone che, senza un motivo stringente, in un giorno estivo come tanti sono state uccise. E immaginare come una o più persone, diaboliche o per certi aspetti geniali, abbiano sconvolto una comunità e le sue abitudini fino a cambiare totalmente il modo di vivere delle persone, ragazzi e genitori”.