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“Mondi immaginari”: da Fontana a Purgaj

Venerdì 10 agosto 2018, alle ore 18.30, s’inaugura al Museo d’Arte Moderna Ugo Carà di Muggia la mostra “Mondi immaginari” con le opere di Carlo Fontana e Gregor Purgaj. L’esposizione è curata da Roberto Vidali e organizzata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Muggia e dall’Associazione Juliet all’interno del programma PRACC che l’Amministrazione Comunale ha varato già nel 2007 assieme alle associazioni culturali Photo-Imago, Gruppo78 e Juliet con l’intento di promuovere e valorizzare le nuove forme artistiche contemporanee, in una prospettiva nazionale e internazionale. Il brindisi inaugurale della mostra, che si avvale dell’adesione alla Casa dell’Arte di Trieste, è offerto da Girardi Spumanti.

Motivi, situazioni, temi, all’apparenza diversi, si dispiegano in un unico progetto espositivo, quasi in una sorta di contrappunto, confronto e dialogo. E, sebbene la declinazione delle singole opere conduca a una apparente diversità, l’impeto conduttore, per ambedue questi artisti è il medesimo: l’impeto che li unisce è il ragionare sulla dinamica del colore, sulle sue sfumature e contrapposizioni. Un modo questo, per dire che il colore, è il vero e proprio punto nodale del loro pensiero e il loro indiretto per dialogare a distanza. Il colore in tutte le sue esplosioni cromatiche e frammentazioni nel caso di Fontana e nell’intera possibilità del suo tono smorzato nel caso di Purgaj.

Fontana

Per Carlo Fontana, la raffigurazione di una natura edulcorata passa attraverso il filtro di una scomposizione quadrettata, quasi una sorta di ragnatela che diviene architettura come definizione del dettaglio all’interno della macrostruttura e come definizione di figure-simbolo definite secondo una tecnica “compendiaria”. Nelle sue opere troviamo fissata una realtà trasognata, una realtà che, nel riprendere le ombre taglienti e le luci artificiali, rende visibile un’atmosfera di esistenza provvisoria, quasi scomposta (o ricomposta) in senso cubista: si tratta di un mondo che talvolta richiama in superficie la vita moderna, dinamica e contrastata, ma che nel sottofondo nasconde sempre uno spirito romantico e spirituale. Una luce calda e gessosa si irradia dalle cose raffigurate, per poi espandersi e abbracciare orizzonti lontani: disegna l’oscillazione di un crepuscolo sospeso fra il preludio di un giorno lontano e la vicinanza di un raggio di luna: un bosco, un fiore, una foglia, un prato sono i termini più semplici e comprensibili di una simbologia immediata e capace di smuovere l’animo alla pacificazione. 

Purgaj

In Purgaj, invece, il soggetto principale del racconto diviene in buona sostanza la figura umana vista nelle sue infinite possibilità espressive. Il tema del volto, metafora di ogni singolarità o segno di ogni esistenza, diventa lo specchio in cui – parafrasando Lautrémont – si riflette ogni immagine, ogni momento, passato e futuro. Il battito delle ciglia  – portato coscientemente al suo diapason – fa volare la fantasia verso mete improcrastinabili. Aspetto caratteristico in questi lavori è l’immediatezza del messaggio, la quasi totale mancanza di mediazione intellettuale: una assenza questa che si pone a beneficio dell’immediata percezione dell’opera. La comunicazione è diretta. Se dovessimo pensare a un colore, questo colore non potrebbe essere altro che una contrapposizione tra gialli, rossi, verdi e azzurri, colori che nella loro complementarietà sprizzano scintille ed esaltano l’animo umano.
 

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