Morto nel giorno in cui si assegna il premio Nobel per la Letteratura, da lui vinto nel 1997, Dario Fo si è spento a Milano all’età di 90 anni. L’artista, ricoverato in ospedale, ha lavorato e dipinto fino all’ultimo. Pochi giorni fa aveva fatto nella sua casa milanese una conferenza stampa per il suo nuovo libro “Darwin”. Aveva da anni una malattia ai polmoni che è peggiorata anche se lui fino all’ultimo ha avuto “una capacità respiratoria impressionate”, secondo Delfino Luigi Legnani, il direttore del reparto di pneumologia, dove è stato ricoverato 12 giorni.
Accanto a lui il figlio Jacopo, che gli leggeva i giornali e con cui discuteva. Nel salotto del suo appartamento milanese, su una porta, il premio Nobel aveva appeso un foglio con una citazione di Matisse in francese “Non si può evitare di invecchiare, ma si può evitare di diventare vecchio”, una massima a cui si è sempre attenuto. “Lui – ha raccontato il figlio – ha recitato il primo agosto davanti a tremila persone e con un gravissimo problema polmonare è riuscito a cantare. Il primario ci ha detto: ‘io sono ateo ma adesso credo ai miracoli'”. Se ne “senza subire accanimento terapeutico” ha spiegato Jacopo, senza una serie di interventi che “su un uomo di 90 in una situazione ormai terminale sarebbero stati sadismo“.
Milano è sempre stata il centro della sua attività, dove si è anche candidato alle primarie del centrosinistra nel 2006, perché all’impegno civile non ha mai rinunciato, come dimostra il sostegno ai 5 stelle, con cui salì sul palco per chiudere la campagna elettorale nel 2013 e nel 2014. E proprio Milano ha deciso di dargli l’omaggio più grande. L’ultimo addio, oggi, con una cerimonia laica, nel cuore della città: in piazza Duomo. A ricordarlo, sul sagrato dell’imponente chiesa gotica, il patron di slow food Carlin Petrini.
La camera ardente si è tenuta ieri nel foyer del Piccolo Strehler, lo stesso teatro davanti al quale tre anni fa si svolse la cerimonia funebre per Franca Rame e dove lui urlò alla moglie l’ultimo ciao. “Una scelta naturale”, secondo il direttore del teatro, Sergio Escobar. Come naturale è stata la decisione di proclamare il lutto cittadino nel giorno della cerimonia. “Fo è stato uno dei migliori interpreti della storia del nostro tempo. Milano non dimenticherà i suoi insegnamenti” ha detto il sindaco, Giuseppe Sala. Il Comune è pronto a tumularlo al Famedio, il pantheon del cimitero maggiore di Milano, e a intitolargli la Palazzina Liberty, che dal ’74 all’80 ospitò gli spettacoli del suo collettivo teatrale “La Comune“.