Quando se ne andò aveva solo quarantuno anni Massimo Troisi e, appena da qualche ora, aveva finito di girare il film che lo consacrò definitivamente nell'Olimpo dei grandissimi. Non solo perché Il Postino è uno di quei film che toccano il cuore, ma perché in un certo senso, Mario e Massimo sembrano quasi camminare insieme, alla ricerca di quella poesia che solo nella semplicità dei sentimenti più umili e profondi riesce a maturare e a prendere il volo. Perché “la poesia non è di chi la scrive ma di chi gli serve”, dice il giovane postino di Pablo Neruda, che scopre pian piano che anche nella sua piccola comunità di pescatori del Sud Italia possono nascondersi parole in grado di dipingere bellezza. E sviluppare una coscienza sulle cose, tutte le cose, dal sorriso di una donna al paesaggio che ci circonda. Il Postino non è solo un film ma, a guardarlo meglio, una vera e propria eredità, come a dirci che anche l'attore è in grado di mostrare se stesso senza maschera e che la “grande bellezza” è alla portata di tutti, intellettuali e tessitori di reti.
Il postino poeta
Il bello di un attore come Troisi è che ognuno è libero di immaginarlo ovunque, di pensare a come avrebbe fatto, a cosa avrebbe detto, a come sarebbe stato bene nei panni di questo o quel personaggio. Merito di una personalità che coinvolgeva, di una discrezione poetica che appassionava, di una napoletanità che sapeva far ridere e commuovere. E, perché no, anche del suo modo di esprimersi, quasi rasente la timidezza, eppure efficace, arguto nella sua lentezza, in grado di dispensare la qualità attoriale con la stessa semplicità di come, nella vita reale, si indossa e si toglie una maschera. Non un comico, anche se sapeva far ridere; non un attore drammatico, anche se riusciva a commuovere… Un po' di entrambi, questo sì, ma inquadrarlo in una categoria è compito da critici e non è detto che riesca. Molto meglio immaginarlo con la bicicletta di Mario Ruoppolo, su e giù per una semplice isola di pescatori, a portare posta a un poeta, coltivando il sogno segreto di imparare a fare poesia per descrivere a parole il suo amore. Per poi scoprire che, in realtà, la vera poesia è quella che si trova dentro e che il regalo più bello è correre a raccontarlo, come si sa e come si può.