Follia: il primo a occuparsene fra teoria e poesia fu il francese Dubuffet, padre dell’art brut. Quando la cultura sembra soccombere è proprio l’arte più sincera a venire fuori, come accade per i popoli primitivi o i bambini. E i malati di mente? Chi più di loro riesce ad attingere alle fonti dell’inconscio? Proprio per questo motivo, la follia ha ora il lombardia un suo specifico Museo, a Mantova. Sorto in origine a Matera, sul lavoro di Cesare Inzerillo, da un’idea di Vittorio Sgarbi, che l’ha inaugurato ieri insieme a Robero Maroni, presidente della Regione. Un museo, spiega il critico, dedicato agli “irriducibili”.
Non solo dipinti, disegni, schizzi, nelle sale del Museo. Ampio spazio è riservato a Gino Sandri, artista straordinario, che per trent’anni ritrasse con spietata sincerità i suoi compagni di manicomio. Si può trovare anche Carlo Zinelli, che ha trascorso la sua vita accalcando per otto ore al giorno i colori puri per comporre fantasmatiche figure del suo paese natale.
Accanto alle ossessioni di Grazia Cucco a ai sogli surrealisti di Lorenzo Alessandri, anche novanti ritratti di pazienti di ex ospedali psichiatrici nella Stanza della Griglia. E ancora, alcuni reperti anonimi: una fialetta odontalgica, un pacchetto di Alfa. Una sezione intera è dedicata a Antonio Ligabue, ben 190 opere di cui 14 inediti, e a Pietro Ghizzardi: due campioni di vita contro le nebbie della follia.