Dopo essere stata oggetto di una traccia alla Maturità di quest’anno, la commovente e coraggiosa figura di Malala approda al cinema. Alla giovane studentessa pakistana, simbolo della lotta per la libertà e il diritto all’istruzione delle donne, è dedicato il documentario “He named me Malala”, diretto dal Premio Oscar Davis Guggenheim, e ispirato al libro “Io sono Malala”, scritto da lei stessa insieme a Christina Lamb, già grande successo editoriale.
La vicenda di Malala Yousafzai ha commosso il mondo intero. Aveva solo 15 anni nel 2012, quando fu vittima dei talebani della Valle dello Swat, che le spararono tre colpi di pistola alla testa mentre tornava a casa da scuola. La sua colpa: aver manifestato pubblicamente fin da piccola il suo desiderio di leggere e studiare. Dopo l’attentato, che l’ha ridotta in fin di vita costringendola a mesi di cure e riabilitazione, Malala ha dato vita a un’organizzazione no profit, la Malala Fund, con la quale raccoglie fondi dedicati a progetti educativi in tutto il mondo. Oggi risiede a Birmingham insieme alla sua famiglia. Il suo impegno in difesa della cultura e dell’educazione delle donne ne ha fatto, nel 2014, la più giovane vincitrice di sempre del Premio Nobel per la pace. “Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo”, ha detto durante un applauditissimo discorso.
Il documentario, tuttavia, va anche oltre la sua vita pubblica: è un ritratto molto intimo della ragazza, del rapporto con il papà, attivista e sostenitore del diritto allo studio delle donne in Pakistan, della sua nuova vita in Inghilterra e del suo legame ancora forte con la terra d’origine. “Trascorrere 18 mesi con Malala, suo padre e la sua famiglia è stata una delle più belle esperienze delle mia vita – dice il regista Guggenheim -. Grazie all’impegno di Fox Searchlight e dei produttori Image Nation e Participant Media abbiamo l’opportunità di far conoscere a tutto il mondo la sua commovente storia”.