Aveva 93 anni l'intellettuale Andrea Camilleri. Il siciliano, profondo uomo di cultura e con la sigaretta sempre in bocca, si è spento presso l'ospedale Santo Spirito di Roma, dove era ricoverato da circa un mese. L'Italia, che non ha avuto il tempo per elaborare la perdita di Franco Zeffirelli, si è subito dovuta confrontare con l'addio ad un altro gigante che l'ha rappresentata nel mondo.
Il padre del commissario Montalbano
L'autore del celebre commissario Montalbano l'aveva dichiarato in numerose occasioni. A dargli l'ispirazione per il suo personaggio di maggior successo non è stata una particolare situazione, una storia o un anedotto della sua Sicilia. Ma l'ammirazione e l'amicizia nei confronti di un collega: Manuel Vázquez Montalbán, scrittore di Barcellona e ideatore di un altro grande investigatore Pepe Carvalho. Il primo dei romanzi gialli, incentrati sulla figura di questo poliziotto un po' anomalo, amante della cucina e dai modi bruschi, è La forma dell'acqua, pubblicato da Sellerio nel 1994. Ne seguiranno altri 24 nei 25 anni successivi: Il ladro di merendine, La gita a Tindari, La vampa d'agosto e Il gioco degli specchi, tra i più noti al grande pubblico. I paesi del poliziotto, Vigata e Montelusa, sono le trasposizioni di Porto Empedocle (luogo natio di Camilleri) e Agrigento. La straordinaria diffusione di questo personaggio è dovuta anche al clamoroso successo televisivo della fiction di Rai Uno. E proprio quest'anno è ricorso il ventesimo anniversario dalla prima, storica, messa in onda: era il 6 maggio 1999.
Il legame con Leonardo Sciascia
Andrea Camilleri non ha mai nascosto le sue ammirazioni letterarie per Luigi Pirandello, Samuel Beckett e altri. Indubbiamente, però, un posto di rilievo tra le sue simpatie, sia sotto il profilo professionale sia per quanto riguarda quello personale, lo aveva Leonardo Sciascia. “Eravamo molto amici, ma abbiamo litigato come pazzi per la politica” amava ripetere, ricordando la sua vicininanza alla sinistra italiana. E ancora: “A Leonardo ho voluto un bene dell'anima. Andavo di continuo a rileggere i suoi libri. Per me erano come un elettrauto: mi ricaricavano”.
La passione per il teatro
Negli ultimi anni della sua prolifica attività, 102 libri pubblicati e 26 milioni di copie vendute, il maestro siciliano aveva riscoperto l'antica passione per la recitazione. Da ragazzo si era iscritto all'Accademia di Arte Drammatica Silvio D'Amico, dove nel 1952 aveva completato gli studi insieme ad attori del calibro di Luigi Vannucchi, Franco Graziosi e Alessandro Sperlì. Così nell'estate 2018 aveva portato nel teatro greco di Siracusa, il suo Conversazione su Tiresia, monologo dove l'intellettuale dialogava con l'indovino della mitologia greca. Tra gli argomenti toccati i grandi scrittori del passato: a partitre da Omero e Sofocle, passando per Seneca, fino ad arrivare a Virginia Woolf e Borges. Uno spettacolo dove l'energia del suo ideatore, nonostante la cecità, regnava sovrana.
Il rapporto con la fede
Una figura, quella di Andrea Camilleri, che ha avuto modo di rapportarsi anche con la fede anche se, più volte, ha dichiarato di non essere credente: “Mi ha colpito la sua grande stima per il Papa – ha detto in un'intervista a Vatican News padre Antonio Spadaro, direttore de La Cività cattolica -. Era come se vedesse nella figura di Francesco un’ancora di umanità per una situazione che lo metteva in seria difficoltà, quasi un presidio di umanità”. E su quella che è stata una delle sue ultime dichiarazioni, in cui affermava di voler “intuire cosa possa essere l'eternità”, padre Spadaro spiega che “l’intuizione dell’eternità forse è l’espressione più giusta. Devo dire anche che è una persona estremamente concreta, quindi non astratta. Anche la sua ispirazione letteraria non aveva nulla dell’astrazione generica. Ha avuto contatti anche con i religiosi, come con i gesuiti a Livorno ad esempio. Quindi, una persona che è sempre stata molto aperta. È certamente animata da una ricerca che potremmo definire spirituale”.