I più bei capolavori di Pieter Paul Rubens, provenienti dai più importanti musei internazionali, saranno in mostra a Milano, negli spazi di Palazzo Reale, dal 26 ottobre al 26 febbraio per raccontare il profondo legame che ha unito il genio fiammingo all’arte italiana del XVII secolo. Esposte 75 opere, di cui ben 40 realizzate dal celebre pittore, che con il suo stile inconfondibile ha concordemente contribuito alla nascita del Barocco.
La rassegna, denominata “Pietro Paolo Rubens e la nascita del Barocco“, è stata realizzata grazie alla collaborazione tra il comune di Milano Cultura, Palazzo Reale e Civita, mentre la curatela è stata affidata ad Anna Lo Bianco, supportata da un prestigioso comitato scientifico composto da Eloisa Dodero, David Jaffé, Johann Kraeftner, Cecilia Paolini e Alejandro Vergara. Insieme hanno selezionato un rilevante nucleo di opere capitali sia di Rubens sia di alcuni grandi protagonisti del ‘500 e dei primi decenni del ‘600, proprio per illustrare la vicendevole influenza tra la sua pittura e quella fiorita in Italia in quel periodo.
Ecco quindi un corpus straordinario di capolavori riuniti a Palazzo Reale grazie a prestigiosi prestiti concessi da alcune collezioni, come quelle del Prado, dell’Ermitage, della Gemaldegalerie e del Principe del Liechtenstein. Numerose anche le tele provenienti dalle raccolte italiane, tra cui figurano quelle della Galleria Nazionale d’Arte Antica di Roma, dei Musei Capitolini, della Galleria Borghese, degli Uffizi e della Galleria Palatina, di Palazzo Ducale di Mantova, della Galleria di Palazzo Spinola di Genova e del Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Un gesto comprensibile, se si pensa che questo artista, di centrale importanza per la storia dell’arte europea, è solo parzialmente conosciuto in Italia, nonostante vi avesse a lungo soggiornato (dal 1600 al 1608).
L’Italia è stata dunque fondamentale per Rubens, così come l’artista per il Bel Paese. A lui sono riconducibili i primi segnali della nascita del Barocco, diffusosi felicemente in espressioni altissime in ogni regione. Un influsso riconosciutogli da tutta la critica novecentesca, al punto che Bernard Berenson arrivò a definirlo “un pittore italiano”. I suoi rapporti con Genova, Mantova, Venezia, nonché la vicenda romana, permettono cosi’ di ricostruire il filo che lo lega tanto profondamente alla cultura italiana, tale da restare il tratto d’identità per tutta la sua produzione successiva.
A testimoniare tale processo, il percorso espositivo della mostra milanese che consentirà di mettere in evidenza i rapporti di Rubens con l’arte antica e la statuaria classica e la sua attenzione verso i grandi maestri della Rinascenza quali Tintoretto o Correggio. E soprattutto far conoscere la straordinaria influenza esercitata dal maestro fiammingo sugli artisti italiani più giovani, protagonisti del Barocco, come Pietro da Cortona, Bernini, Lanfranco, fino a Luca Giordano.
Un suggestivo allestimento, curato dall’architetto Corrado Anselmi, valorizzerà la ricchezza e grandezza delle opere, alcune di dimensioni monumentali come la tela scelta quale icona della rassegna di Palazzo Reale dal titolo “La scoperta di Erittonio fanciullo”. Tra le altre opere esposte, lo strepitoso “Ritratto della figlia Clara Serena”, “Saturno che divora uno dei suoi figli”, “Seneca morente”, “San Gregorio con santa Domitilla, san Mauro e san Papiano”. Ma anche la splendida “Adorazione dei Pastori”, custodita al Museo Civico di Fermo, che lo scorso dicembre l’ha concessa in prestito al comune di Milano.