Potrebbe sembrare in contrasto il surrealismo colorato di Mirò e la poetica di Leopardi. Non è così per gli organizzatori della colorata mostra di Miró allestita a Recanati, dove sono esposte le serie di litografie “Le lezard aux plumes d’or” (“La lucertola dalle piume d’oro”) del grande artista catalano. Una vera “baraonda cromatica”, così come è stata definita. Gli spazi di Villa Colloredo Mels ospita l’estemporanea fino al 1 ottobre. Si tratta delle litografie a colori realizzate nel 1971, che rappresentano la fusione compiuta tra immagine e testo poetico dal grande artista catalano, in una equilibrata coesistenza di grafismo e immagini.
Mirò e Leopardi
Nella terra di Giacomo Leopardi, la poesia surrealista diventa allora immagine e l’immagine è testo poetico: questa mostra è un’occasione per scoprire e ammirare un particolare aspetto del meraviglioso mondo di Miró. L’attività di illustratore ha sempre rappresentato un momento fondamentale nel percorso artistico di Joan Miró, facendone un protagonista assoluto della storia del libro d’artista. La stimolante mostra, promossa dal Comune di Recanati e organizzata dalla società Sistema Museo, è il primo evento del nuovo progetto Infinito Recanati, che fa leva sulla sua forte identità legata all’arte, alla poesia e alla musica della città.
Mirò, artista spagnolo
Joan Miró i Ferrà nasce a Barcellona (Spagna) il 20 aprile 1893. Suo padre è un orologiaio e la madre è figlia di un ebanista originario di Maiorca. La predisposizione artistica si manifesta sin da quando è ancora un bambino grazie anche all’influenza della famiglia. Inizia a disegnare da quando ha solo otto anni. Il padre però lo indirizza verso la carriera di contabile, a cui si piega pur non essendovi portato. Inizia anche a lavorare come contabile presso una ditta specializzata in prodotti coloniali e da drogheria, ma viene colto da febbre tifoidea, malattia che in fondo farà la sua fortuna. Da questo momento decide, infatti, di dedicarsi completamente alla sua passione artistica. Per rimettersi trascorre intanto un periodo di convalescenza presso la fattoria di proprietà di famiglia a Montroig, un luogo che influenzerà molte delle sue opere. Nel 1912 entra nella Scuola d’arte di Barcellona diretta da Francesco Galì e si avvicina alla corrente artistica del fauvisme. Questa corrente pone al centro delle proprie rappresentazioni il colore, preferendo abbandonare la pittura tonale di stampo tradizionale. Tiene la sua prima mostra personale nel 1918 nella Galeries Dalmau. Nel 1920 si trasferisce a Parigi, dove entra a far parte del circolo artistico dei pittori di Mont Martre di cui fanno parte Pablo Picasso e il dadaista Tristan Tzara.
Le produzioni degli anni ’20
Nel 1923 con la realizzazione a Montroig del dipinto “Terra arata” comincia l’avvicinamento definitivo al surrealismo. Tramite Pablo Picasso e Pierre Reverdy entra in contatto con il movimento surrealista e in particolare con Masson. In questo periodo Miró vive tra Parigi e la fattoria di Montroig, e, dietro suggerimento del padre del surrealismo Breton, dà vita ad una pittura priva di effetto prospettico con forme in piena libertà. Inizia anche ad introdurre nei dipinti dei titoli come nel celebre dipinto “Nudo” del 1926. Sempre nello stesso anno lavora con Max Ernst alla realizzazione delle scenografie e dei costumi del suo “Romeo e Giulietta”. Nel 1928 la sua ricerca artistica in continua evoluzione lo porta a voler reinterpretare le opere dei grandi pittori del XVI secolo utilizzando anche le forme della pubblicità. Realizza contemporaneamente opere di decostruzione usando i collages. Al 1927 risale il suo primo quadro poema che presenta l’iscrizione diretta sulla tela di frasi a carattere poetico. In questo periodo suole trascorrere gli inverni a Parigi e le estati nella fattoria di Montroig. Durante il suo periodo surrealista (1924-1930) si convince del ruolo sociale dell’arte e della sua capacità di raggiungere le masse; ecco perché sfruttando la sua arguzia e uno spiccato senso dell’umorismo dipinge apponendo sulla tela le sue iscrizioni poetiche. Di questo periodo è il famoso dipinto: “Il carnevale di Arlecchino”.
Il matrimonio
Nel 1929 sposa Pilar Juncosa a Palma de Maiorca: i due hanno una figlia, Maria Dolores. Negli stessi anni continua la sua sperimentazione realizzando opere litografiche, acquaforti e sculture. La guerra civile appena scoppiata in Spagna lo colpisce profondamente, tenta così di aiutare i suoi connazionali raccogliendo dei fondi a sostegno della repubblica. Nel 1937 dipinge anche un largo murale per richiamare l’attenzione sulla Spagna nel padiglione spagnolo dell’Esposizione internazionale di Parigi. Ritorna in Spagna per stabilirsi definitivamente tra Maiorca e Montroig. Nel 1954 vince il premio per la grafica alla Biennale di Venezia e nel 1958 il Premio Internazionale Guggenheim.
Gli anni ’70
All’inizio degli anni Sessanta viene molto influenzato dalla pittura americana che lo porta verso un astrattismo sempre più insistito e un vero e proprio dominio del colore puro. Nel 1972 crea a Barcellona la fondazione Joan Miró dedicandosi contemporaneamente alla scenografia e alla scultura. A questo periodo risale la monumentale statua “Dona i coeli” che si trova nel parco Joan Miró a Barcellona. Solo dopo la caduta del franchismo riceve anche in patria i meritati onori per la sua intensa attività artistica come la Medala d’Or de la Generalitat de Catalunya, nel 1978, e la laurea honoris causa all’Università di Barcellona.
L’ultimo periodo
Nell’ultimo periodo della sua vita si dedica molto anche alla ceramica realizzando per il palazzo dell’Unesco di Parigi due opere: il Muro della luna e il Muro del sole. Con l’avanzare degli anni le sue idee artistiche diventano ancora più radicali; si dedica addirittura a vere e proprie sperimentazioni di scultura gassosa e pittura quadridimensionale. Joan Miró muore a Palma de Mallorca il 25 dicembre del 1983, all’età di novant’anni.