Si è conclusa con undici minuti di applausi la prima stagionale del Teatro “Alla Scala”, dove è andato in scena l'”Andrea Chernier” di Umberto Giordano, diretto dal maestro Riccardo Chailly e con alla regia nientemeno che Mario Martone. Tris di autori che, inevitabilmente, hanno raccolto l'ampio consenso del pubblico in sala e delle (non molte) personalità presenti, per un incasso stimato in 2.427.840 euro. Ma, al di là dei numeri, la prima del più famoso teatro italiano è sempre un evento da segnare bene in rosso sul calendario: come spiegato dal ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, “ogni 7 dicembre tutto il mondo guarda Milano, tutti i riflettori sono accesi su Milano”. E allora, niente di meglio dell'”Andrea Chernier” e del suo fascino storico per inaugurare la stagione, con sipario alzato, puntuale al secondo, alle 18 per l'Inno nazionale.
Debutto milanese per Eyvazov
Nonostante il grande richiamo dell'evento, in platea non figurava nessuna fra le più alte cariche dello Stato: assenti il presidente del Consiglio Gentiloni così come il capo di Stato Mattarella. Presente, invece, il sottosegretario Maria Elena Boschi, la quale si è concessa giusto una battuta: “Mi è piaciuto molto, ho avuto il piacere di andare a salutare il maestro e la soprano: il pubblico finora ha apprezzato il ritorno dopo tanti anni di questa rappresentazione accolta con grande entusiasmo”. Ben più nutrita, invece, la rappresentanza del mondo delle arti e dello spettacolo con l'ex danzatrice Carla Fracci, l'attrice Margherita Buy e la stilista Lavinia Biagiotti. Sul palco, a ricevere gli undici minuti di gradimento del pubblico, il tenore Yusif Eyvazov e sua moglie Anna Netrebko, rispettivamente tenore e soprano interpreti del Chernier e di sua moglie, Maddalena. Sul lirico russo, al debutto assoluto alla Scala, si è espresso il direttore del Teatro, Alexander Pereira: “E' un tenore eccellente. Io non ho fatto nessuna scommessa”.
La manifestazione
Così, mentre all'interno della Scala gli interpreti si guadagnavano i loro minuti di applausi (ancora lontani, però, dal record di 20 ottenuto dall'”Armide” di Muti nel 1996) tra arie e ghigliottine in un revival teatrale di un amore ai tempi della Rivoluzione francese, fuori dalle mura e lontano dalle luci, tra le imponenti misure di sicurezza, si consumava una manifestazione di dissenso tutt'altro che recitata anche se pacifica: a protestare, gli antagonisti del comitato inquilini e del centro sociale Il Cantiere i quali, davanti a Palazzo Marino, hanno acceso qualche fumogeno e alzato la musica ad alto volume. Un tentativo di ricordare che “la Prima della Scala non può trasformarsi ogni anno nella sfilata del lusso per pochissimi” e di offrire una versione di spettacolo alternativa ai fasti del Piermarini.