La musica come ogni forma di arte è espressione del proprio essere; nel caso di Beethoven era addirittura il cuore stesso a dettare la sua musica. Joel Howell, professore di medicina interna dell’University of Michigan, e autore del lavoro pubblicato su Perspectives in Biology and Medicine non è solo un cardiologo ma un appassionato di musica. E proprio la sua passione per la musica lo ha condotto ad una scoperta sensazionale eseguita assieme ad uno storico di medicina e ad un musicologo.
Le creazioni sinfoniche del superlativo Ludwig van Beethoven con molta probabilità sono state composte a ritmo dei suoi battiti cardiaci. Il suo cuore era quindi un vero metronomo per le sue opere musicali. Il musicista soffriva di ipoacusia, una patologia cardiaca che genera aritmia con alternanza tra battiti accelerati o rallentati improvvisamente. “Quando il cuore batte irregolarmente lo fa secondo schemi prevedibili. Noi crediamo di avere identificato gli stessi schemi in alcune opere di Beethoven”, dichiara il professor Howell.
Queste aritmie, secondo gli studi effettuati, coinciderebbero esattamente con le improvvise mutazioni di chiavi di basso e di violino nonché di ritmo nelle sinfonie, come La “Cavatina”, movimento finale nel Quartetto per archi in Si bemolle maggiore, op 130, nel quale la tonalità cambia improvvisamente e diventa un Mi bemolle maggiore, determinando uno squilibrio del ritmo che evoca sentimenti cupi, un senso di stordimento e la “mancanza di respiro”. E nelle indicazioni del compositore ai musicisti questo passaggio è segnato con la parola tedesca beklemmt la cui tradizione può essere “con la morte nel cuore”. Una scoperta emozionante che dimostra come la musica riflettesse lo stato di salute e l’animo di Beethoven.