Correva l'anno 1862, era il 24 agosto e l'Italia era unita da poco più di un anno, quando venne emanato un decreto che stabilì la messa fuori corso di tutte le altre monete circolanti nei vari Stati preunitari entro la fine dell'anno. Di fatto, la Lira divenne ufficialmente la moneta nazionale italiana. Lo stampo delle lire venne affidato alla Zecca di Torino, la quale fu affiancata dagli stabilimenti di Milano e Napoli, i soli autorizzati a battere moneta, sotto il controllo della Banca Nazionale del Regno d’Italia.
L'epopea e il ritiro
Per la Lira era l'inizio di un lungo percorso. Re Vittorio Emanuele III di Savoia che successe sul trono d'Italia al padre Umberto I nel 1900 – si legge su Wikipedia -, fu studioso di numismatica e grande collezionista di monete; pubblicò il Corpus Nummorum Italicorum (1909-1943), opera in 20 volumi in cui sono descritte e classificate le monete italiane. Durante il suo regno venne coniata una monetazione circolante ricca e variegata. All'atto dell'abdicazione, donò la sua collezione di monete allo Stato italiano: questa raccolta è parzialmente esposta all'interno del Palazzo Massimo alle terme a Roma. L'epopea della Lira durò fino al primo gennaio 2002, quando l'entrata in circolazione di monete e banconote in Euro aprì la fase della doppia circolazione per due mesi, fino al primo marzo 2002, quando la storica moneta nazionale italiana venne ritirata.
Gli italiani rimpiangono la Lira?
Quanti italiani rimpiangono la Lira e sognano un suo ritorno? Difficile avere una stima precisa, sicuramente si tratta di un numero cospicuo. In tanti, infatti, attribuiscono all'introduzione dell'Euro gran parte dei problemi economici ed anche politici del Belpaese. La questione – soprattutto durante le campagne elettoriali – ha spesso occupato le pagine dei giornali suscitando un dibattito politico sulla bontà e la fattibilità di un eventuale ritorno alla Lira. Esattamente un anno fa l'ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, pur non osteggiando l'Euro, ha ventilato l'ipotesi di introdurre una moneta parallela. Il capo politico del Movimento 5 stelle, Luigi Di Maio, attuale vicepremier e ministro dello Sviluppo economico e del Lavoro, aveva detto nel marzo 2017 che con i pentastellati al governo ci sarebbe stato un referendum consultivo sull'uscita dall'Euro. Secondo Di Maio “l’Euro non è democratico. Bisogna prevedere procedure per uscirne”. La posizione del M5s, tuttavia, si è molto attenuata all'avvicinarsi del voto per le politiche. Tanti italiani però non demordono: in rete è stata proposta anche una “lira 2.0”, una criptovaluta. Insomma, il tempo passa e ci si adatta ai tempi, anche a quelli della finanza virtuale, ma la nostalgia per la Lira rimane.