La Grecia abbandona l’ipotesi di avviare azioni giudiziarie contro il Regno Unito e sceglie – a sorpresa – la diplomazia per recuperare i marmi del Partenone. I “frontoni della discordia” sono due complessi scultorei che decoravano il tempio di Atena Partenos nell’Acropoli di Atene, considerati i capolavori di Fidia e della scultura greca classica in generale. Le sculture frammentarie si trovano oggi nel British Museum di Londra grazie a Lord Thomas Elgin, Pari di Scozia, che nel 1803 pagò il Sultano di Costantinopoli – la Grecia era sotto il dominio ottomano – e trasportò i marmi in Inghilterra.
Il nuovo ministro greco della Cultura, Nikos Xydakis, ha annunciato la sorprendente decisione durante un’intervista alla televisione Mega spiegando che la strada per recuperare le sculture è “Diplomatica e politica e non passa attraverso i tribunali internazionali, dove i risultati sono lontani dall’essere garantiti”. L’avvocata Amal Clooney e altri legali di Londra – incaricati dal governo precedente a quello di Alexis Tsipras di occuparsi del caso – avevano presentato a Xydakis due giorni fa una relazione di 150 pagine e avevano consigliato di fare una richiesta formale al Regno Unito per il rimpatrio dei marmi. Se questa fosse stata respinta, avevano proposto di presentare ricorso alla Corte internazionale dell’Aja e, nel caso di un ulteriore rifiuto, di portare il tutto davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo.
La Grecia sta tentando il rimpatrio delle opere dal 1983, su iniziativa del precedente ministro della Cultura greco, Melina Merkouri poiché ha sempre ritenuto l’azione di Lord Elgin un furto. Da parte sua, il British Museum si è sempre difeso asserendo di aver acquistato regolarmente i gruppi scultorei dallo stesso Elgin. Nel Regno Unito, secondo un recente sondaggio condotto dall’istituto YouGov per il Times, quasi la metà degli intervistati (49 per cento) ritiene che questi marmi debbano essere restituiti alla Grecia, mentre il 24 per cento dice di essere indeciso.