I suoi primi 40 anni non sono passati certamente inosservati. Stiamo parlando di Roberto Bolle, primo ballerino della Scala e talento italiano indiscusso, che oggi compie i fatidici “Fourty”. La sua lunga carriera artistica iniziò ad appena 15 anni quando, entrato da tre alla scuola di ballo dell’Accademia Teatro alla Scala di Milano, venne notato dal grande ballerino e coreografo russo Rudolf Nureyev, che lo scelse per interpretare il ruolo del bel giovinetto Tadzio di cui si invaghisce l’attempato protagonista ne “La morte a Venezia” di Thomas Mann.
Tutto però era iniziato molti anni prima grazie al programma televisivo Fantastico: Roberto, all’età di 4 anni, aspettava infatti con trepidazione il sabato sera per poter ballare davanti al televisore sulle note della sigla del programma: “Ogni momento era buono per tirare fuori l’energia che avevo dentro, questa voglia di ballare – rivela in una intervista – .È quello che poi mi ha spinto a chiedere ai miei genitori di iscrivermi a scuola di danza”.
Una scelta che lo riempirà di soddisfazioni. Diventerà primo ballerino della Scala a soli 21 anni, nel 1996, al termine della rappresentazione di Romeo e Giulietta di William Shakespeare. Da quel momento i suoi impegni da protagonista, sia in balletti classici che moderni si moltiplicarono: da La bella addormentata, Cenerentola e Don Chisciotte a Il lago dei cigni. Dopo due anni da primo ballerino, Bolle fa la coraggiosa scelta del “precariato” aggregandosi a diversi corpi di ballo ed esibendosi nei più importanti teatri del mondo, dal Bolshoi di Mosca al Royal Ballet Hall di Londra.
“Quando ho dato le dimissioni, tutti – familiari, amici – mi dicevano: Ma sei sicuro? Dopo appena due anni da Primo ballerino, non te la puoi godere un attimo? – ha raccontato a Vanity Fair nel 2012 – Poteva andare male: niente copertura degli infortuni, niente tredicesima, sei solo tu e ogni volta devi dimostrare di essere all’altezza, perché a New York ti invitano oggi e magari domani non più. Tutte le aspettative su di te, la pressione emotiva pesantissima”.
Una sfida difficilissima, in cui Roberto ha scommesso tutto…e ha vinto. Durante la sua invidiabile carriera, si è esibito davanti alla Regina Elisabetta, a Giovanni Paolo II e alla cerimonia di apertura dell’Olimpiade invernale di Torino. Nel 2004 è diventato étoile di quel Teatro alla Scala che l’ha visto crescere e, nel 2007, principal dancer dell’American Ballet Theatre di New York. Non c’è però solo la danza nel cuore di quest’uomo di rara bellezza che non ha tralasciato l’impegno nel sociale e nella cultura: è infatti ambasciatore di buona volontà per Unicef, collaboratore del Fai e young global leader del World Economic Forum di Davos. Auguri Roberto, altri 100 anni…di successi.