Opera dell’architetto Pelagio Palagi e pensata come luogo di intima preghiera e raccoglimento per il sovrano, la cosiddetta Cappella privata di Carlo Alberto rivede finalmente la luce, dopo un’opera di restauro andata avanti per circa tre mesi (da settembre a dicembre 2016) che le ha consentito di recuperare tutto il suo antico splendore, nonché quella caratteristica aura di quieta interiorità che tuttora la contraddistingue. Probabilmente non si tratta di un luogo tra i più rinomati della città di Torino, eppure è conservata all’interno del Palazzo Reale, nonché adornata dalla bellissima tela dipinta dallo stesso Palagi, nel 1845, raffigurante “La Sacra famiglia con San Giovannino”, posta sopra l’altare. La creazione di questo ambiente, destinato alla meditazione del re sabaudo, risale al 1837 in corrispondenza dei numerosi restauri degli edifici torinesi e racconigesi voluti dallo stesso Carlo Alberto, in un momento politico di forte fermento per la Penisola italiana, già animata dai nascenti movimenti unitari.
Il restauro
I Musei reali e il Consiglio regionale hanno collaborato per restituire questo ambiente ai suoi fasti ottocenteschi, ripristinando le originarie condizioni della luce, nonché la bellezza dei rivestimenti in oro, conferendo nuovamente alla Cappella lo stesso aspetto di 180 anni fa. Il restauro, come spiegato da Mauro Laus, presidente dell’Assemblea regionale, “è frutto di un protocollo avviato nel 2013 e rinnovato lo scorso anno, che punta anche a essere un esempio del ‘chiedersi cosa facciamo noi’ e non solo e sempre ‘cosa fa lo Stato’ e che auspico veda altri enti pubblici e privati che vogliano aggiungersi a questo impegno”. L’intera opera di restituzione di questo piccolo luogo di raccoglimento alla fruibilità dei visitatori, è stata messa in atto dalla ditta Doneux in modo estremamente fedele a quanto riportato nei documenti dell’epoca, nei quali era mostrato l’aspetto originale dell’ambiente, dall’altare di matrice quattrocentesca (con bassorilievo che raffigura la cena di Emmaus) passando per le rifiniture e i dettagli delle coperture in velluto, particolarmente delicate e logorate dal tempo.
La Cappella oggi
I principali interventi hanno riguardato dapprima la pulizia delle superfici dai depositi di materiale deteriorante (oltre che coprente) accumulatosi nel tempo, poi nella riparazione delle lesioni delle porte in legno e del soffitto, con conseguente ripristino di alcune parti di cornice. Un’operazione decisamente complessa, come detto, ha riguardato il velluto parietale, la componente forse più danneggiata, recuperata però attraverso delicate operazioni di conservazione del tessuto. Il risultato, è un luogo finalmente tornato a dar pienamente mostra di sé, nel suo lato estetico e nella sua atmosfera di intima riflessione, conferendo al visitatore di oggi quella sensazione che, assai probabilmente, era la stessa che pervadeva le giornate di Carlo Alberto, figura discussa ma, in qualche modo, protagonista di uno dei periodi più difficili e gloriosi della storia del nostro Paese.