Un libro è sempre un libro, anche quando è digitale. È proprio per questo che è nato l’ambizioso progetto di Daniele Giamà e Roberta Iadevaia di pubblicare un’antologia che raccolga le opere che hanno fatto la storia della letteratura elettronica. L’operazione mira a dare un riconoscimento e una certa dignità al ruolo del digitale nella letteratura.
Il concetto che sta alla base del progetto proviene da un saggio che fu pubblicato nel lontano 1945 dall’allora direttore capo dell’Ufficio americano per la Ricerca e lo Sviluppo scientifico, Vannevar Bush: lo scritto, intitolato As we may think, rifletteva sul ruolo della tecnologia e sul contributo che essa può dare al benessere e allo sviluppo dell’umanità. Questa antologia dovrebbe essere un sunto globale del ruolo della tecnologia e del contributo che essa può dare nella diffusione della letteratura.
L’antologia terrà conto anche delle opere che hanno anticipato in maniera pioneristica alcuni principi della letteratura digitale e dell’ipertesto, come gli esperimenti di Calvino con “Il sentiero dei nidi di ragno”, “Se una notte d’inverno un viaggiatore”, per non parlare di Joyce e i suoi scritti. Proprio all’analisi di opere come queste, che comprende gli anni dal 1945 al 1995, sarà dedicata la prima parte. La seconda vedrà l’esplosione di Internet, dei social network e il modo in cui hanno influenzato la diffusione letteraria. L’ultima sezione analizza gli anni 2000, in particolare il ruolo dei social della produzione di contenuti e piattaforme per lo storytelling, come Wattpad.