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Iraq, la siccità fa ritirare l'acqua: ecco cosa è emerso

Come due facce della stessa medaglia, la siccità in Iraq – causata dal caldo intenso e dall'assenza di precipitazioni – sta causando molti disagi alle popolazioni, ma ha anche permesso che si realizzasse una delle più importanti scoperte archeologiche degli ultimi decenni. 

Le rovine sul Tigri

Volendo aggiungere un pizzico di poesia, si potrebbe dire che le rovine di un palazzo, risalente a circa 3.400 anni fa, sono emerse come una Venere dalle acque. In realtà, sono venute alla luce proprio in modo opposto. Inffatti, nella regione del Kurdistan, le acque nel bacino della diga di Mosul, sul fiume Tigri, sono calate per causa della siccità e hanno così provocato una sorta di scavo spontaneo da cui sono affiorate le tracce di una civiltà quasi sconosciuta. 

I Mitanni

Il palazzo sembra appartenere all'Impero dei Mitanni, uno degli imperi meno studiati dell'Antico Medio oriente, che nella seconda metà del II millennio a. C. si estendeva nel nord della Mesopotamia. L'eccezionalità della scoperta sta nel fatto che di questa civiltà non ci sono giunti molti reperti originali. Il palazzo, conosciuto con il nome di Kemune, in origine sarebbe dovuto sorgere su un altopiano che affacciava sulla valle del Tigri, a circa 20 metri dal fiume, aveva pareti di mattoni di fango che raggiungevano i due metri di spessore. Al suo interno sono stati rinvenuti dei dipinti rupestri e dieci tavolette di argilla ricoperte di scritture cuneiforme. 

 

 

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