Il 20 novembre 1989 moriva a Palermo Leonardo Sciascia. Scrittore, giornalista, saggista, politico, poeta, drammaturgo e insegnante, i mille volti dell’autore siciliano saranno ricordati dall’epistolario, conservato dalla famiglia, che intratteneva con i suoi amici e scrittori, da Pasolini a Calvino e che verrà esposto durante la mostra “Lettere al centro del mondo”. L’evento organizzato dalla fondazione intestata allo scrittore sarà inaugurato oggi a Racalmuto, città natale di Sciascia. A Caltanissetta iniziò la sua carriera come insegnante elementare. Nel 1950, esordì con un’operetta lirico fantastica “Le favole della dittatura”, ma fu con il libro “Le parrocchie di Regalpetra” che il suo nome divenne famoso.
A Roma lavorò presso il Ministero della Pubblica Istruzione, in questi anni partorì alcuni racconti che vanno sotto il titolo “Gli zii di Sicilia”. La breve raccolta si apre con “La zia d’America”, un tentativo di dissacrare il mito dello “Zio Sam”, visto come dispensatore di doni e libertà. Tornato nella sua terra natale raggiunse il massimo successo con il romanzo poliziesco forse oggi più citato al mondo, Il giorno della civetta (1961).
Sciascia fu un intellettuale nuovo e originale, la sua attualità è sempre stata colorata da un certo pessimismo critico, un’analisi puntuale della realtà capace di risvegliare le menti denunciando apertamente le complicità tra Stato e Mafia e ogni comportamento disonesto della società.