La bioetica è una disciplina che negli ultimi anni ha attirato l'interesse di esperti, docenti e semplici cultori della materia, in quanto riguarda aspetti cruciali della vita umana, come il nascere, il morire, la malattia e il dolore, la sessualità, l’assistenza sanitaria, l’ambiente. Eppure una facoltà di bioetica langue nelle università pubbliche. Per questo il card. Elio Sgreccia, presidente emerito della Pontificia Accademia pro Vita, considerato un riferimento per la Chiesa cattolica sui temi di bioetica, ha commentato: “Il fatto che non ci sia una facoltà di bioetica è una povertà imperdonabile. Faccio appello alla società attuale e futura affinché ci sia una sorgente finanziaria per crearne una”. Il porporato lo ha detto in apertura della due giorni dedicata al tema “La vulnerabilità non deve rimanere senza cura”, presso l’Istituto internazionale di teologia pastorale sanitaria Camillianum, come riferisce l'AgenSir. “Non è questo costruire l’Europa del futuro?”, ha chiesto il cardinale: “Non dobbiamo avere paura degli ostacoli che vengono frapposti. Sarà un peccato per chi ha ritardato ma sarà sempre un successo per chi ha promosso la ricerca della verità”. “Le nostre azioni – ha aggiunto – valgono per quello che di etico hanno dentro. Il valore viene dal senso di responsabilità e capacità di crescita che provocano. Il succo dell’azione umana è il valore. La bioetica è una disciplina giovane. Quando è scoppiato l’interesse per la bioetica, ci si è accorti che, se si cura solo l’aspetto tecnico si pone fine all’umanità. Era il periodo dell’accumulo dell’energia atomica. La bioetica ha riflettuto su questo”. “La bioetica è giovane al punto che non abbiamo calcolato bene la sua essenzialità per la vita e quello che essa esige. Oggi sentiamo il bisogno di discutere con la bioetica ciò che ci viene dallo spazio. Abbiamo la necessità di percorsi nuovi – ha concluso – che arricchiscano la disciplina”.
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