Palmira, la “Sposa del deserto”, uno tra i più importanti siti archeologici del modo, che testimonia lo splendore delle antiche civiltà, e di recente gravemente danneggiato dall’Isis, potrà essere ricostruito nella sua totalità. Ad affermarlo è l’archeologo Paolo Matthiae, uno fra i maggiori esperti al mondo. Secondo lo studioso, la stragrande maggioranza delle rovine potrà essere recuperata “anche con restauri tradizionali“.
Un sito danneggiato ma non “polverizzato”
Intervenuto alla presentazione della mostra “I volti di Palmira ad Aquileia“, in corso di svolgimento fino al 3 ottobre negli spazi del Museo Archeologico Nazionale della città friulana, lo scopritore di Ebla rivela che le autorità siriane hanno iniziato a compiere “un attentissimo rilevamento dei crolli”, in quanto le prime analisi in merito hanno mostrato che le esplosioni dell’Isis “non hanno polverizzato” le antiche colonne. Molte pietre potranno essere riutilizzate. Per fare gli iniziali accertamenti è stata chiamata un ditta francese, ma anche l’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro italiano ha già dato prova di importante collaborazione, restaurando due sculture danneggiate, esposte a una mostra al Colosseo e, una volta conclusasi, prontamente restituite alla Siria. Un buon esempio di comportamento che anche la Francia è stata costretta a seguire, aggiune Matthiae, dopo che aveva trattenuto per l’acuirsi della crisi politica siriana alcuni reperti allestiti in una mostra parigina.
L’arco trionfale
“Il sito archeologico di Palmira è un un campo di rovine di grandissima estensione e solo il 20-30% è danneggiato gravemente, purtroppo si tratta di eccellenze, come il tempio di Bel, mentre l’Arcata Trionfale si rimetterà su – conclude l’archeologo -. Ad ogni modo, sia con i metodi tradizionali sia con l’uso di avanzate tecnologie ripristinare il sito anche al 98% potrà essere possibile“.
La distruzione dell’Isis
Palmira non è stata risparmiato dalla guerra civile in Siria, subendo parecchi danni e distruzioni. Era il 21 maggio del 2015 quando l’Isis, dichiarava catturata la città ed il suo sito archeologico. Nell’agosto dello stesso anno venne diffusa la notizia che i militanti jihadisti avevano fatto esplodere il tempio di Baalshamin, risalente al II secolo ed anticamente adibito al culto del dio Mercurio. Il 30 agosto venne distrutto anche il tempio di Bel, uno dei più importanti edifici del sito archeologico siriano dedicato all’equivalente di Zeus e risalente al I secolo. Il giorno seguente, l’Onu, per mezzo di foto satellitari, ne confermò la distruzione. La città, in questi anni, è stata spogliata dei suoi ornamenti per essere poi rivenduti al mercato nero dai militanti dell’Isis per finanziare la guerra.
La riconquista di Palmira
La battaglia per la riconquista di Palmira, da parte dell’esercito siriano, diventa più intensa dal novembre del 2015 con l’appoggio aereo russo e la presenza di unità terrestri straniere ed entra nella fase finale solo all’inizio di marzo 2016, quando oltre 6000 combattenti lanciarono l’assalto alla città da tre diverse parti. L’area archeologica venne liberata il 24 marzo, il castello medievale il giorno dopo. E’ il 27 marzo quando veniva annunciata, da parte dell’esercito regolare siriano, la completa riconquista di Palmira. Il giorno dopo, il direttore delle antichità siriane, Maamoun Abdulkarim, ha affermato che nell’insieme il complesso è in buono stato e che un gruppo di esperti farà una stima dei danni. Molte delle più importanti vestigia (tra cui l’Agorà, il teatro romano e le mura delle città), infatti, sono quasi intatte. Oltre al tempio di Bel, però, sono stati trovati distrutti anche il tempio di Baal Shamin, le torri funerarie romane, e l’Arco di Trionfo.
In mostra i reperti della Terra Santa
La mostra “Volti di Palmira ad Aquileia”, la prima dedicata in Europa alla città dopo le distruzioni recentemente perpetrate, esporrà anche alcuni reperti provenienti dal Terra Sancta Museum di Gerusalemme, un moderno polo museale di quasi 3000 mq curato dai Francescani di Terra Santa. Obiettivo del centro è la valorizzazione del patrimonio culturale conservato nei luoghi in cui visse Gesù e diffondere un messaggio di pace tra i fedeli, favorendo l’incontro tra diverse culture. Nel mese di agosto, inoltre, la mostra ospiterà anche la presentazione del libro “Palmira. Storie straordinarie dell’antica metropoli d’Oriente” della prof.ssa Maria Teresa Grassi, docente presso l’Università degli Studi di Milano, archeologa e responsabile per l’Italia del sito di Palmira. “Palmira non merita di essere ricordata solo per lo scempio che ha subito. Ha storie straordinarie da raccontare. Ed è importante ascoltarle, conservare e proteggere le splendide memorie del passato”, spiega Grassi autrice del volume pubblicato dalle Edizioni Terra Santa.
Le straordinarie storie di Palmira
La storia di questa città affascinante e misteriosa viene raccontata con passione da Maria Teresa Grassi nel volume “Palmira. Storie straordinarie dell’antica metropoli d’Oriente”. Un racconto che permette ai lettori di immergersi tra colonne e antichi monumenti. Alla scoperta delle storie dei mercanti che fecero la fortuna della città e della vicenda di Zenobia, vera “regina del deserto”, che accarezzò il sogno di creare un Impero d’Oriente rivaleggiando con Roma. Nel corso del Novecento hanno inizio gli studi e le ricerche nel sito, gli scavi e i lavori di restauro che hanno consegnato all’umanità un patrimonio inestimabile che dal 1980 è sotto la tutela dell’Unesco.