Su di me in queste settimane è stato scritto di tutto e spesso con una violenza verbale che altri con spalle meno larghe delle mie non avrebbero saputo affrontare. Sono stato dipinto come un mostro“. Lo afferma il nuovo presidente della Rai, Marcello Foa, in un'intervista a Pagine Ebraiche, concessa nel suo ufficio al settimo piano di Viale Mazzini. “Si è voluta attaccare e distruggere la mia reputazione per via di alcuni tweet – prosegue Foa -. Chi mi conosce sa quanto ciò che è stato raccontato sia lontano dalla realtà. E quanto io ponga al centro di tutto la dignità e il rispetto della persona, qualunque sia la sua opinione. Una lezione che ho appreso anche del ramo ebraico della mia famiglia, storicamente radicato in Piemonte. Origini in cui mi riconosco e di cui vado orgoglioso”.
Foa si definisce “un giornalista fuori dagli schemi, non allineato politicamente“. “Certamente – ha proseguito – lo scopo che andrà perseguito per la Rai dovrà essere in linea con le aspettative qualitative e professionali riposte in me. Però, a prescindere dagli orientamenti dei singoli, posso garantire che mi farò garante di un impegno: promuovere meritocrazia e rinnovamento. La Rai è un'azienda che può e deve dare molto di più al Paese, di cui è una delle sue più alte espressioni”. Nell'intervista Foa parla del suo rapporto con Israele, dove si recherà il 16 ottobre prossimo per tenere una conferenza su “Manipolazione dei media e fake news”, e con Vittorio Dan Segre. “Una firma indimenticabile, ma anche e soprattutto una persona dall'umanità e dalla spiritualità profonde. Tra noi c'è stata un'amicizia intensa – fa sapere il presidente Rai -. Ho sempre letto molto, sia su Israele che su temi ebraici. E appena avrò completato il trasloco penso che in quest'ufficio se ne avrà un segno evidente. Comunque, a parte i tre grandi classici Yehoshua, Oz e Grossman, ho sempre cercato di mettere a fuoco una figura per me fondamentale come quella di David Ben Gurion. L'esperienza del mio amico Vittorio Dan, che al suo fianco ha condiviso momenti e decisioni epocali, è stata un arricchimento decisivo. Israele ha in me un amico sincero e consapevole. E sincero proprio perché consapevole del suo ruolo e della sua specificità”.