Sono trascorsi veloci i dieci giorni di rassegna sulla Croisette, per un Festival di Cannes che, alla fine, ha mantenuto le premesse al femminile, andando a conferire un premio importante come quello alla Miglior regia a Sofia Coppola per il suo “L’inganno”, prima donna a replicare l’impresa che, finora, era riuscita solo a Julija Solnceva nel 1961. La Palma d’oro, però, consegnata dal presidente della giuria, Pedro Almodovar, se l’è aggiudicata il regista svedese Ruben Ostlund con il suo “The Square”, interessante e provocatorio intreccio di drammaticità ed episodi surreali in un accurato quanto ficcante affresco dell’uomo moderno. Del resto, il nome di Ostlund non è certo nuovo in quel di Cannes, visto il suo trionfo nella sezione Un certain regard nel 2015, quando si guadagnò il premio della giuria con il film “Forza maggiore”. Una categoria nella quale, in questa edizione, concorreva l’italianissimo “Fortunata”, di Sergio Castellitto: e un premio lo ha ricevuto, nemmeno tra i meno importanti dal momento che Jasmine Trinca è riuscita a incantare il pubblico della Croisette con la sua interpretazione della protagonista, andando a guadagnarsi la palma di Miglior attrice e richiamando paragoni eccellenti, a cominciare da Pasolini e il suo “Mamma Roma”, ricordato per la sontuosa recitazione di Anna Magnani.
Le donne e il cinema
Un Festival iniziato col botto, con tanto di bacio vertiginoso tra la madrina Monica Bellucci e l’attore francese Alex Lutz ma proseguito sul filo della compostezza, lasciando spazio all’elogio della femminilità e alla condanna della violenza, come ricordato dalla stessa attrice nella cerimonia finale, durante la quale ha spiegato che “il cinema può guarire le nostre ferite. Con la speranza che più registe trovino il loro spazio”. E allora, ecco che si concretizza l’ambito premio per Sofia Coppola che risultava comunque tra le favorite con una pellicola ambientata durante la Guerra di Secessione. Un remake di spessore de “La notte brava del soldato Jonathan” (1971), affidato a un cast stellare composto da Colin Farrell, Kirsten Dunst, Elle Fanning e Nicole Kidman, alla quale è andato il premio del 70esimo anniversario.
Le premiazioni
Miglior attore, anche lui tra i favoriti, è Joaquin Phoenix, protagonista del film “You were never really here”, di Lynne Ramsay, nel quale recita al fianco di Alessandro Nivola. A trionfare nella categoria femminile è stata invece Diane Kruger, acclamata per l’interpretazione di Katja Sekerci nel film “Aus de nichts”, recitato in tedesco sotto la direzione del regista Fatih Akin. La Camera d’or per il miglior esordio se la porta a casa un’altra protagonista femminile, Leonor Serraille, con il suo “Jeune Femme”. La miglior sceneggiatura se la sono aggiudicata, a ex aequo, i film “The killing of a sacred deer”, del greco Yorgos Lanthimos, e lo stesso “You were never really here”, con Lynne Ramsay che conferma il suo feeling con il Festival, ricevendo ulteriori critiche positive dopo l’acclamato “…e ora parliamo di Kevin” dello scorso anno. Ma se il film della regista scozzese scandaglia i tormenti interiori di un uomo maturo, “Lovelesse” del russo Andreij Zvjagincev, al quale è andato il Premio della giuria, affronta l’altrettanto dura tematica di un dramma adolescenziale, andando a sondare la tragica esperienza di una separazione genitoriale vista dagli occhi di un bambino. Un ulteriore modo per guardare alla nostra epoca, mostrandone il lato più difficile attraverso il punto di vista dei più innocenti. Un’introspezione che palesa con forza i disagi interiori, facendo crollare quello che è il castello di carta del tempo corrente.