Da etologo di fama, nonché pioniere italiano della materia, ad apprezzato divulgatore scientifico, noto al pubblico del Bel Paese soprattutto come volto ospite della trasmissione “Superquark”: la strada di Danilo Mainardi si è sempre intrecciata con quella sua incontrastabile passione per il mondo animale, nata assieme a lui, nel 1933, e della quale ha fatto una vera e propria professione. La Lega italiana per la protezione degli uccelli (Lipu), di cui era presidente onorario, ha twittato nella giornata dell’8 marzo la notizia della sua morte, sopraggiunta dopo una lunga malattia all’età di 83 anni, a Venezia, salutandolo con una delle sue frasi: “Penso sia bello poter fare qualcosa per lasciare un segno e far sì che la vita continui”.
Con e per gli animali
Quella che sarebbe stata la futura carriera di Mainardi si è palesata fin dalla sua infanzia, trascorsa nel paese di Soresina, in provincia di Cremona, dove la famiglia si era trasferita durante la Seconda guerra mondiale. Qui, fra le campagne lombarde, il suo spirito di ambientalista sboccia quasi immediatamente, portandolo a sviluppare quelle aspirazioni di zoologo, concretizzatesi nella laurea in Scienze biologiche ottenuta presso l’Università di Parma, nel 1956. Presso lo stesso ateneo ha praticato l’insegnamento della zoologia, della biologia generale e dell’etologia, dal 1967 fino al 1973, mentre all’Università “Ca’ Foscari” ha ricoperto il ruolo di professore emerito di Biologia generale ed Etologia. Ma la vocazione di Mainardi non si esplicita esclusivamente negli ambienti accademici: l’etologo viaggia, vivendo esperienze importanti a contatto con la natura, osservando gli animali nei loro ambienti e documentando le sue ricerche attraverso video-documentari di grande valore scientifico, eppure riportati con quel tono colloquiale e appassionato proprio dei grandi comunicatori.
Il divulgatore
Con la sua attività di divulgatore, condotta con la stessa caratteristica e confidenziale semplicità di linguaggio, ha saputo trasmettere al pubblico non solo la sua passione per la natura e il mondo animale, ma anche quell’educazione al rispetto e alla comprensione necessaria per una corretta interazione fra uomo e ambiente, condannando quella visione cosiddetta “antropocentrica” che accomuna il pensiero dell’uomo e offrendo una rilettura più aperta anzi, un insegnamento: “Quando capiremo, a fatti e non a parole, che le scelte esercitate contro gli animali sono anche scelte contro di noi?”, ripeteva.
Le opere
Negli ultimi anni aveva dirottato la sua attività sulla collaborazione con quotidiani quali “Il Corriere della sera”, curando rubriche e scrivendo articoli dedicati agli animali domestici e non, senza mai perdere quello spirito naturalmente votato alla diffusione di un’idea della natura che sapesse riportare gli uomini sulla strada della preservazione e del rispetto. Tante e importanti le sue pubblicazioni, fra le quali si ricordano “La scelta sessuale nell’evoluzione della specie”, il suo primo volume (1968), “Il dizionario dell’etologia” (1992), “L’intelligenza degli animali” (2009) “Noi e loro. Cento piccole storie di animali” (2013) o “Il comportamento animale” (1970), testo in cui sottolineava l’errata tendenza a considerare le altre specie come “inferiori intellettualmente”, evidenziandone al contrario le complesse capacità cognitive. Come spesso sostenuto dal grande etologo, “non c’è bisogno di avere una mente per stare al mondo”.