Dopo 6 anni di chiusura forzata a causa della guerra civile, ha riaperto le sale il Museo Nazionale di Damasco, capitale della Siria di Bashar Asad. Torna così visibile la più importante istituzione culturale del Paese, dopo la chiusura decisa nel 2012 a causa della rivoluzione scoppiata due anni prima. Per tutto questo tempo i preziosi reperti sono stati conservati nei sotterranei anche grazie all’aiuto dall’esercito siriano fedele al Presidente.
Quattro sezioni
Come annunciato dal capo della Direzione generale per le antichità e i musei della Siria, Mahmoud Hammoud, ripreso dal Messaggero, al momento verranno riaperte solo quattro delle numerose sale del museo. Le aree scelte custodiscono reperti archeologici che risalgono alle epoche preistorico, storico, classico e islamico, oltre ad alcuni manufatti mai visti prima, recentemente restaurati. Hammoud ha anche espresso la sua gratitudine per le iniziative internazionali e il sostegno fornito dal Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo e alle istituzioni giapponesi e agli archeologi occidentali interessati alle civiltà siriane che hanno permesso i lavori di restauro nonostante la guerra civile.
La cerimonia di apertura – organizzata dal Ministero della Cultura in collaborazione con quello del Turismo – è stata accompagnata da un simposio internazionale di due giorni intitolato “La situazione dei musei e il loro ruolo per valorizzare l’appartenenza nazionale” a cui hanno preso parte archeologi, esperti siriani e stranieri e diversi direttori di missioni archeologiche attive in Siria prima della rivoluzione.