Una nonna che racconta alla sua nipotina la vita di 13 donne esemplari, eroine dei tempi moderni. E’ questo il “succo” del Doddle scelto da Google per festeggiare l’8 Marzo. Ma chi sono e, soprattutto, che cosa hanno fatto le 13 icone di femminilità-femminismo (nella sua accezione migliore) scelte per la versione speciale del logo del motore di ricerca più noto e usato al mondo. Non solo attiviste politiche, ma anche scienziate, atlete, artiste, insegnanti, architette … ognuna innovatrice nel proprio campo.
Nella prima immagine proposta sul Doodle, si vede la bimba che porge un libro alla nonna che in fumetto le spiega il ruolo della donna nel mondo lavorativo e come sia stato difficile conquistare l’emancipazione femminile.
Il primo cameo non poteva non essere dedicato a Ida B. Well (1862-1931). Nata schiava nel Mississippi, la giornalista afroamericana, redattrice e co-proprietaria del The Memphis Free Speech, dedicò penna e carriera alla lotta contro le discriminazioni razziali e contro il linciaggio dei cittadini neri. Contribuì alla nascita di una delle prime associazioni per i diritti civili degli afroamericani e a favore del suffragio universale; per questo è ritenuta una pioniera del femminismo.
Seconda immagine dedicata a Loftia el Nadi (1907-2002), la prima donna aviatrice egiziana in un Paese e in un’epoca, gli anni ’30 del Novecento, in cui le donne ancora lottavano per la parità dei diritti. Si pagò le lezioni di pilotaggio da sola, mentre raccontava al padre che stava frequentando un gruppo di studio. Ma niente e nessuno fermò la sua passione.
Terza immagine dedicata ad una vera icona del femminismo del ‘900: Frida Kahlo (1907-1954). La vita della pittrice messicana avrebbe potuto essere segnata dalla disabilità – fu investita da un autobus a 18 anni – ma fu proprio la ridotta possibilità di muoversi ad aprirle le porte dell’arte, regalandole una sensibilità per la condizione femminile, per il dolore e la sofferenza fisica, raramente eguagliate nel corso del Novecento. La sua pittura fortemente simbolica, il rapporto con la dimensione erotica e le amicizie con i principali esponenti dell’arte e della politica del secolo scorso ne fecero una musa ispiratrice per molte altre donne.
Una italiana nella quarta immagine del Doodle: Lina Bo Bardi (1914-1992), architetta naturalizzata brasiliana, nel nostro paese fu in prima linea nel movimento per la ricostruzione architettonica nel dopoguerra. Ma fu in Brasile che esplose la sua creatività artistica: in Sudamerica progettò molti capolavori architettonici, come The Glass House, la “Casa di Vetro”, dove visse con il marito, e il Museo d’arte di San Paolo (noto anche come Masp). Fu anche attivista politica (nelle fila del Partito Comunista Italiano), editrice, insegnante e curatrice d’arte.
E’ Olga Skorokhodova (1911-1982) la quinta donna presa a esempio, una persona sicuramente eccezionale. La personale esperienza di deprivazione sensoriale spinse infatti questa scienziata sovietica a dare un contributo fondamentale nello studio della comunicazione con i bambini sordociechi. Orfana e colpita da meningite a 5 anni, fu cresciuta dal professor Ivan Sokolianskii, che contribuì alla sua istruzione e all’amore per le scienze. I suoi scritti aiutarono a capire in che modo era riuscita a potenziare gli altri sensi per supplire al deficit visivo e uditivo, aiutando così tanti altri bimbi nella sua stessa situazione.
Icona nera, Miriam Makeba (1932-2008) fu una nota cantante e attivista di Johannesburg. Dopo aver vissuto sulla propria pelle le conseguenze dell’apartheid, fu esiliata dal Sudafrica per 31 anni. Divenuta celebre negli Usa per la sua voce inimitabile, sfruttò il successo per portare l’attenzione del mondo sulla condizione dei propri connazionali. Mandela la definì “Una voce di speranza”. E’ morta in Italia, a Castel Volturno, per un attacco di cuore dopo un concerto contro la camorra tenuto nel 2008.
Settima immagine dedicata a Sally Ride che, il 18 giugno 1983, a bordo dello Space Shuttle Challenger, divenne la prima donna americana ad essere lanciata nello Spazio. Prima di lei avevano avuto questo onore soltanto due cosmonaute sovietiche, Valentina Tereškova e Svetlana Savickaja. Dopo la carriera come astronauta si dedicò alla divulgazione per bambini e all’incoraggiamento degli studi scientifici.
Prima schermitrice turca, prima donna musulmana a partecipare a un’Olimpiade e, soprattutto, una grande archeologa. L’ottava immagine è dedicata a Halet Çambel (1916-2014): fu la co-scopritrice della cittadella fortificata di Karatepe, dell’VIII secolo a.C., dove riportò alla luce una tavoletta dell’alfabeto fenicio che svelò il codice dei geroglifici ittiti. Da studentessa, nel 1936, aveva partecipato alle Olimpiadi di Berlino: invitata a incontrare Adolf Hitler, si era rifiutata adducendo motivi politici.
Ada Lovelace (1815-1852), figlia del famosissimo poeta inglese Lord Byron, alla letteratura preferì la matematica. Un secolo prima che i computer veri e propri vedessero la nascita, Ada si interessò a quanto di più simile a un pc fosse stato immaginato, la “macchina analitica” di Charles Babbage, divenendo la prima programmatrice al mondo in assoluto (e battendo sul campo anche i colleghi maschi).
A inizio del secolo scorso, La Bharatanatyam, una forma di ballo indiana legata alle funzioni religiose indù, era quasi scomparsa, praticata solo dalle caste inferiori. Rukmini Devi Arundale (1904-1986)utilizzò il proprio prestigio sociale (era figlia di un bramino, la casta più elevata indiana) per riportare questa danza all’originario splendore, elevandola di nuovo a forma d’arte. Provvidenziale fu in questa riscoperta, l’incontro con un’altra donna, la ballerina classica russa Anna Pavlova.
Cecilia Grierson (1859-1934), decima immagine celebrata nel Doodle, fu la prima donna a laurearsi in Medicina in Argentina. Da vicepresidente del Consiglio Internazionale delle Donne, un’organizzazione suffragetta, si batté per cause come il congedo di maternità e la fine della tratta degli schiavi. Fu la promotrice dell’idea di una sirena per i veicoli di servizio – le odierne ambulanze – e fondò la prima scuola per infermieri dell’Argentina, a Buenos Aires. Si distinse per gli studi in kinesiologia e ginecologia prendendo parte al primo intervento di parto cesareo eseguito nel suo paese.
Dalla medicina all’avvocatura, Lee Tai-Young (1914-1998) fu il primo avvocato e giudice donna coreano. Si battè per i diritti femminili lungo l’intera carriera, spendendosi soprattutto in materia di matrimoni e famiglia in una società di stampo patriarcale. Ricevette il Premio asiatico per la Pace.
Infine, c’è una tennista nell’ultimo cameo di Google. Si tratta di Suzanne Lenglen (1899-1938): fu la prima celebrità femminile nel tennis in un’epoca in cui il tennis era uno sport da giocare con rigore e secondo un certo dresscode. Lenglen ruppe tutte le regole, imponendosi nel giro di 5 anni e arrivando a vincere 25 titoli del Grande Slam. Estroversa anche nel modo di vestire, fece divenire il tennis uno sport per tutti.
L’ultima scena del doodle si conclude con l’abbraccio della nipotina alla nonna e con la bimba che dorme sognando un roseo futuro. Quello che tutte le donne dovrebbe poter avere.