Una delle prossime mattine gli abitanti di Londra potrebbero svegliarsi e non vedere più il Palazzo di Westminster, oggi sede delle due Camere del Parlamento e simbolo tradizionale della city britannica che, rischia di affondare e scomparire per sempre nelle acque del Tamigi. Un incubo fin troppo reale, stando al trasferimento imminente delle Camere, annunciato dallo speaker dei Comuni, John Bercow, che dimostrerebbe anche la gravità dello stato di avanzamento del crollo dell’imponente palazzo. Altissimo il rischio di inondazioni del primo piano.
Il suo restauro richiederebbe almeno cinque anni e tre miliardi di sterline, uno solo per la sezione occupata dal Parlamento. Una fonte del Parlamento ha dichiarato ai giornali: «I contabili hanno fatto notare che è illogico spendere un miliardo di sterline per un complesso che vale un miliardo. Ma l’amara scelta sarebbe dunque o spendere questi soldi e fare la figura degli stravaganti o abbandonare uno dei palazzi più famosi al mondo e venderlo ai russi o ai cinesi».
In questo momento economico il denaro ha il suo peso, ma nessuno più dei britannici soffre un attaccamento maniacale alle tradizioni. Difficile contraddirli leggendo la storia del monumentale palazzo che fu prolungamento del monastero eretto tra il 1045 e il 1050 ad opera di re Edoardo il Confessore che la costruì per rispetto al voto fatto di rendere onore al culto di San Pietro per essere stato incoronato. Nel 1245 si devono a Henry Yevele, la Torre di Londra e la facciata del Palazzo di Westminster. Il palazzo possiede carattere, tanto da aver contribuito all’omonima città di Westminster, di essere annessa alla città di Londra, della quale oggi è il più significativo testimonial.