Perché è rilevante conoscere le varie tradizioni religiose del mondo? A questa domanda ha provato a rispondere lo storico e filosofo cattolico Benedetto Ippolito nella conferenza tenuta ieri, 28 gennaio, a Castelgandolfo (Roma) dal titolo: “Dialogo tra le religioni: quale verità, con quale libertà”. Professore e Ricercatore Confermato di Storia della Filosofia all’Università degli Studi Roma Tre e all'Istituto Superiore di Scienze Religiose all’Apollinare della Pontificia Università della Santa Croce di Roma, il prof. Ippolito è membro del Comitato Strategico dell'Ipalmo (Istituto per le relazioni internazionali tra l'Italia e i Paesi dell'Africa, America Latina, Medio ed Estremo Oriente), del comitato scientifico dall’Associazione ISCOM e Consigliere Direttivo del Cisem (Centro Interdipartimentale di Studi sull'Etica in ambito Militare). Collaboratore di “Formiche.net” e del quotidiano “il Tempo“, è autore di numerose pubblicazioni scientifiche.
La conferenza che l’Associazione Castelromano – Orientamento e Formazione Scolastica e Professionale ha organizzato a seguito della 29esima Giornata per l'approfondimento e lo sviluppo del dialogo tra cattolici ed ebrei (17 gennaio) e della Settimana mondiale di preghiera per l'unità dei cristiani (18-25 gennaio), ha inteso innanzitutto fornire una informazione di base sulla struttura delle principali tradizioni religiose del mondo, vale a dire Cristianesimo, Ebraismo e Islam. Tutt’e tre, infatti, come tali costituiscono il fondamento delle più diffuse culture del mondo, influendo sulle formazioni sociali, sulle strutture giuridiche e sulla vita politico-economica di numerosi Paesi. Il prof. Ippolito ha quindi presentato, in queste differenti tradizioni religiose, la concezione dell’immagine di Dio, del ruolo della donna e dell’uomo nella società e delle relazioni in famiglia, concludendo quindi sui più delicati e attuali temi all’ordine del giorno nel dialogo interreligioso, vale a dire quelli del rapporto tra fede e politica e fra ecologia e globalizzazione.
La seconda parte della sua conversazione si è invece focalizzata, com’era naturale ed a seguito delle domande rivolte sul punto dai partecipanti, sul problema del fondamentalismo islamico. Il relatore ha osservato al proposito e a fattor comune: “il problema del fondamentalismo islamico è non solo che alcuni gruppi ne danno un’interpretazione molto politica, ma che addirittura ne trasformano la natura in una politica religiosa. Quando da Al Qaida si incita alla violenza e al martirio contro l’Occidente, spedendo aerei kamikaze contro i palazzi, e quando, come l’Isis, si fonda uno Stato islamico fondamentalista e crudele che invia suoi emissari in giro per il mondo a seminare odio e terrore, ormai non si ha più a che fare con una religione, ma con una fede politica atea e disumana che va estirpata dal mondo“.
La conclusione della conferenza ha trattato di temi più squisitamente filosofici come l'essenza spirituale dell'uomo davanti alla materialità, la riscoperta del sacro e il pluralismo delle religioni, i rischi della “religiosità soltanto umana“ e, infine, dell’essenza del Cristianesimo, “l’unica religione di Dio, nella quale Dio si rivela pienamente in Cristo“. Alla luce dell’insegnamento biblico dell’uomo immagine di Dio, ha quindi concluso Ippolito, “solo nel Cristianesimo si può addivenire alla pienezza e realizzazione umana“.