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“Dare una risposta globale ai bisogni educativi dei migranti”

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E' urgente dare una risposta globale ai bisogni educativi di migranti e rifugiati per garantire che il loro diritto all’istruzione venga rispettato e favorire la crescita dei Paesi che li ospitano. E' quanto emerge dal nuovo Rapporto mondiale di monitoraggio dell’educazione 2019 dell’Unesco presentato ieri pomeriggio all’Università Cattolica di Milano intitolato “Migrazioni, spostamenti forzati e educazione: costruire ponti, non muri”.

Ad illustrare i risultati del lavoro è stata Anna Cristina D’Addio, senior policy analist dell’Unesco, che ha ricordato come “i rifugiati, sfollati interni e migranti sono tra coloro che sono vulnerabili e a cui si devono dare i mezzi per esprimere la loro voce”. Secondo il rapporto, una persona su otto si è spostata all’interno del proprio Paese e una su trenta non vive nel Paese in cui è nato. Per tale mptivi, spiega D'Addio, serve “mobilitare risorse e coordinare gli interventi, garantendo a tutti il diritto allo studio”. In merito, il rapporto cita un dato: negli ultimi due anni i bambini e i ragazzi migranti e rifugiati hanno perso, a causa della loro condizione e delle difficoltà riscontrate, 1,5 miliardi di giorni di scuola, nonostante esista una dichiarazione sottoscritta dai leader mondiali nel settembre 2016 a New York che si pone come obbiettivo quello di assicurare che tutti i bambini rifugiati e migranti ricevano un educazione qualificata entro pochi mesi dal loro arrivo nel paese di accoglienza.

Raccomandazioni

“Un sistema educativo inclusivo – ha proseguito la sociologa – può affrontare cause di tensione, offrire uguali opportunità a tutti, e aiutare immigrati e rifugiati a sviluppare le proprie potenzialità, contribuendo alla crescita della società”. In Unione europea, si evidenzia inoltre, il tasso di abbandono scolastico dei migranti è del 19%, quasi il doppio rispetto agli studenti nati in Europa (10%). Il rapporto si conclude con sette raccomandazioni ai governi: proteggere il diritto all’educazione (anche di chi è senza documenti); promuovere sistemi educativi inclusivi; rispondere ai bisogni dei migranti e rifugiati; riconoscere le loro storie; formare gli insegnanti; valorizzare il potenziale dei migranti e rifugiati; riformare gli aiuti allo sviluppo garantendo maggiori risorse per l’educazione nei Paesi a basso reddito.

Giannini

“L’educazione è l’infrastruttura fondamentale per uno sviluppo sostenibile”, ha commentato a sua volta Stefania Giannini, già ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca, da quattro mesi assistente del direttore generale per l’educazione dell’Unesco.Tra le priorità indicate da Giannini, ripresa dal Sir, ci sono: “assicurare che a nessun bambino venga negato l’accesso alla scuola perché senza documenti”, la formazione degli insegnanti, “che devono essere preparati e accompagnati verso una didattica interculturale” e lo studio della lingua italiana “che può rappresentare il principale ostacolo all’integrazione”.

Milena Castigli: