Attesa finita per la 74esima Mostra internazionale del cinema di Venezia. Vuoi per il parterre dei protagonisti attesi sul red carpet del lido, o per la cura del dettaglio eccezionalmente elevata, quella che partirà il 31 agosto, protraendosi fino al 9 settembre, sarà una delle edizioni più cariche di aspettative degli ultimi anni. Tra i 21 film in concorso, spiccano nomi d’eccellenza che, come da tradizione, tenteranno di passare attraverso il prestigio del Leone d’oro per lanciare l’assalto agli Oscar del marzo prossimo: dall’attesa reunion (fuori concorso) fra Robert Redford e Jane Fonda (entrambi insigniti del Leone d’oro alla carriera) in “Le nostre anime di notte”, di Ritesh Batra, passando per “Suburbicon” di George Clooney, fino alle molte aspettative legate alla creatura di Darren Aronofsky “Madre!”, intrigante thriller psicologico con protagonisti Jennifer Lawrence e Javier Bardem, in laguna ce ne sarà davvero per tutti i gusti.
Parterre italiano
Lecito aspettarsi molto, quindi, da una rassegna che, fra gli altri, vedrà in concorso 4 film italiani (una trentina in totale), a firma di Paolo Virzì (“Ella & John”), Andrea Palloro (“Hannah”), Manetti Bros. (“Ammore e malavita”) e Sebastiano Riso (“Una famiglia”). Particolari aspettative convogliano, per forza di cose, nell’opera del regista livornese, protagonista assoluto ai David di Donatello con “La pazza gioia” e arrivato alla kermesse veneziana con un dramma on the road partecipato da due stelle assolute come Helen Mirren e Donald Sutherland. Interessante anche il titolo di Palloro, alla prima in concorso a Venezia (dopo la puntata nella sezione “Orizzonti” del 2013): dopo “Medeas”, con il quale si presentò al Lido la prima volta, a finire sulla pellicola è stavolta “Hannah”, affidata a una garanzia come Charlotte Rampling in un impegnativo confronto esistenziale equamente diviso fra passato e futuro, calato nel contesto ambivalente della contemporaneità.
Weiwei, Clooney e Del Toro
Con il tema dell’immigrazione particolarmente caldo, gli schermi di celluloide si accendono sul dramma dei rifugiati, visto attraverso la lente della crisi umana. In questo senso, particolare curiosità gravita attorno all’eloquente titolo del cinese Ai Weiwei, “Human flow”, frutto di un viaggio che, da Lesbo, ha portato a un confronto con la tragedia dei migranti in numerosi Paesi, a contatto diretto con le loro storie e le loro speranze. E a un parterre di stelle, da Matt Damon a Julian Moore, da Josh Brolin a Oscar Isaac, si è affidato George Clooney, per il suo complesso thriller “Suburbicon”, intrigante lettura della società americana di fine anni 50, con l’apparente perfezione della città-modello (Suburbicon, appunto) destinata a screpolarsi dopo il faccia a faccia con la menzogna e la violenza. Parlando di star, ecco spuntare Guillermo Del Toro, chiamato alla prova del pubblico per il suo poliedrico e impegnativo “The shape of water”, thriller-fantasy ambientato durante la Guerra fredda che pone, una di fronte all’altra, realtà complesse e “astronomicamente” distanti fra loro.
Venezia, tra antico e moderno
Di qualità, insomma, ce n’è parecchia. Ma, pur in pieno rispetto della sua tradizione, la Mostra di Venezia non dimentica di buttare un occhio alla modernità, aprendo al gigante delle serie Tv, Netflix, le porte del Lido dopo le polemiche del recente Festival di Cannes. Fra le produzioni in mostra, si annovera peraltro un gioiello italiano come “Suburra”, della quale saranno presentate le prime due puntate. Per gli amanti delle epopee passate e del costume, infine, un’attenzione speciale è concentrata sul fuori concorso “Vittoria e Abdul”, affascinante finestra storica sulla vera amicizia fra la grande regina inglese e l’indiano Abdul Karim, suo segretario. Per l’occasione, Judi Dench torna a indossare i panni di una sovrana britannica, dopo aver incassato un Oscar per 8 minuti di recitazione in “Shakespeare in Love” interpretando Elisabetta I. Al suo fianco, un Ali Fazal chiamato alla sua prima vera prova del nove, dopo l’apparizione, due anni fa, in “Fast & Furious 7”.