“Da Lampedusa è impossibile andar via, come anche stabilire il momento in cui è terminato il tempo delle riprese – scrive Gianfranco Rosi nelle sue note di regia -. Se questo è vero per tutti i miei film lo è ancor di più per questo. C’è stato un evento che mi ha fatto comprendere che il cerchio in qualche modo si stava chiudendo. Avevo deciso di fare un film a Lampedusa dopo aver incontrato il dott. Bartolo, la sua umanità, la sua esperienza. Sentivo che era necessario per chiudere il film tornare a quell’incontro. Così è stato. Sono andato da Bartolo, ma con la camera, l’ho accesa e ho filmato la sua testimonianza, il suo racconto. Come accadde la prima volta, guardando il monitor del suo computer, dove è raccolto l’intero archivio di vent’anni di soccorsi, Bartolo è riuscito a trasmette con le sue parole, la sua umanità, la sua immensa serenità, il senso della tragedia e il dovere del soccorso e dell’accoglienza”.
Acclamato dal pubblico e dalla critica, i migranti di “Fuocoammare” parteciperanno alla notte degli Oscar. Il documentario di Rosi, girato interamente all’isola di Lampedusa, già orso d’oro a Berlino, infatti, è il titolo italiano in corsa per il film straniero. “Sono molto felice di questa candidatura ed emozionato – dice Rosi -. Questo risultato va oltre al film, che in questi otto mesi ha girato per tutto il mondo e ora appartiene a tutti leggevo ieri le parole di Obama: chi erge delle barriere costruisce una prigione per se stesso. Ecco penso che il film possa trovare un’ispirazione in quelle parole”.
A scegliere la pellicola italiana, tra altri sei titoli, una commissione composta da nove membri tra cui il premio Oscar Paolo Sorrentino, che tuttavia dissente dalla decisione finale: “Fuocoammare è un bellissimo film, ma non andava candidato all’Oscar nella categoria dei documentari. Questa scelta è un inutile masochistico depotenziamento del cinema italiano che quest’anno poteva portare agli Oscar due film: un film di finzione che secondo me avrebbe avuto molte chance è Indivisibili di Edoardo De Angelis, mentre Fuocoammare può concorrere e vincere nella categoria dei documentari”.
Il film di Rosi, comunque, dovrà competere insieme a tutti gli altri titoli non in lingua inglese. Le candidature vere e proprie si sapranno solo il 24 gennaio, mentre la cerimonia di consegna degli Oscar, in programma a Los Angeles, si svolgerà domenica 26 febbraio 2017. Il regista ha vissuto per più di un anno sull’isoletta siciliana facendo esperienza di cosa vuol dire vivere sul confine più simbolico d’Europa raccontando i diversi destini di chi sull’isola ci abita da sempre, i lampedusani, e chi ci arriva per andare altrove, i migranti. Il film verrà inoltre trasmesso il 3 ottobre su Raitre, giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione.
Il film racconta le storie di tre lampedusani e attraverso i loro occhi racconta il dramma di chi deve lasciare la propria terra spinti dalla guerra, dalla povertà, dalla persecuzione. Samuele è un ragazzino che ha 12 anni, va a scuola, ama tirare con la fionda e andare a caccia, Lampedusa è la sua casa. Poi c’è il deejay della radio locale che tra una richiesta di canzone e l’altra dà le notizie, racconta degli sbarchi, della elettricità che manca, dà le notizie metereologiche che non sono mai solo informazioni. Infine c’è il vero eroe del film: il dottor Pietro Bartolo, direttore sanitario dell’Asl locale che da trent’anni cura i lampedusani e da quasi altrettanti assiste a ogni singolo sbarco, stabilendo chi va in ospedale, chi va nel Centro di Accoglienza e chi è deceduto.