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CIMITERO DI STAGLIENO, LA BELLEZZA DELL’ARTE FUNERARIA

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“Laudato sì mì Signore per sora morte corporale” san Francesco non esorcizza la morte, egli invita a pensarla come una “sorella” che ci fa incontrare il Risorto. L’arte smussa il lato devastante della morte, ammortizza la dimensione del dolore umano. A tal proposito c’è un singolare complesso architettonico, il cimitero monumentale di Staglieno il più grande luogo di sepoltura ligure, contenente un tesoro di memoria e bellezza. Per le sue opere funebri è considerato un vero e proprio museo a cielo aperto.

I visitatori sono rapiti dall’armonia che regna presso questo luogo, nel quale ci si accosta a meditare il mistero della morte con gli occhi dello spirito, la protagonista di questo camposanto è l’arte, che a sua volta s’intreccia con la natura. Le grandi gallerie monumentali, i viali alberati lungo la collina lo rendono suggestivo esso è tra i più noti d’Europa, l’orgoglio della Liguria.

Risale al 1835 la progettazione del cimitero, grazie all’architetto C. Barabino, ma è stato G.B. Resasco a ultimare il lavoro del suo maestro e nel 1851, fu aperto al pubblico. Negli anni fu ampliato, comprende infatti anche un cimitero ebraico uno inglese e uno protestante. Sono presenti più stili artistici a Staglieno, vi sono cappelle in stile mesopotamico neo-egizio, bizantino, gotico, neoclassico, fino all’Art Nouveau, il noto “stile Liberty” che esalta il rapporto eros-tanatos, per cui le statue femminili sono piuttosto attraenti. In passato, fu ammirato da personaggi illustri come l’imperatrice Elisabetta d’Austria, E. Hemingway che lo definì una delle meraviglie del mondo.

Molti gli artisti che hanno lavorato per realizzare le varie tombe dei nobili genovesi e di personaggi storici come Mazzini, Parri, Bixio, Constance Lloyd (moglie di Oscar Wilde), il cantante De Andrè, ma anche di committenti più umili come Caterina Campodonico, l’anziana venditrice di noccioline che commissionò il lavoro allo scultore L. Orengo. Fra gli scultori di questo maestoso cimitero, ricordiamo S. Varni che realizzò la statua della Fede, alta nove metri e posta al centro come emblema del sepolcrale e di fronte, alla fine di una grande scalinata, si trova il Pantheon con il suo bellissimo vestibolo di colonne doriche, ai lati le due statue marmoree raffiguranti i personaggi biblici: Giobbe e Geremia.

Il progetto Symbols, organizza vari eventi come la “Settimana dei cimiteri storici europei”, il cui scopo è quello di potenziare e divulgare la conoscenza di questa tipologia artistica, come parte importante del patrimonio e della memoria culturale dell’Europa. L’arte suscita il confronto, per cui può consolidare il dialogo interculturale e multi religioso. Il progetto aspira a rendere i siti cimiteriali dei “musei interattivi” per rendere partecipe ogni visitatore.

Il Cimitero di Staglieno ha conquistato il certificato Travellers’ Choice 2014, diventando una meta turistica internazionale. L’artista ha una vocazione speciale, egli si rivela “immagine di Dio” utilizzando la materia, con il suo estro riesce a darle vita. L’arte trasmette etica, bellezza, è una via di comunicazione, in passato ha svolto pure una funzione catechetica.
La Lettera agli artisti di Giovanni Paolo II, sottolinea il rapporto tra Chiesa e arte, l’una ha bisogno dell’altra.

Come gli agiografi sono stati ispirati da Dio, ciò vale anche per gli artisti. Ispirazione e soffio sono due parole affini, perché “Ruah”è il soffio di Dio, “Vieni, o Spirito creatore”.
Ciascuno è chiamato a fare della propria esistenza un capolavoro, l’Artista divino ci ha trasmesso una “scintilla” della sua sapienza e l’arte, suscita nei cuori quella remota “nostalgia di Dio”colta perfettamente da S. Agostino: “Tardi ti ho amato, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amato”.

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