Il 24 ottobre è un importante anniversario: sono passati cent’anni dalla disfatta di Caporetto. La ricorrenza stimola l’interesse di storici, scrittori, poeti, critici e giornalisti. Tra ricostruzioni storiche e prove narrative, è più facile immergersi nell’atmosfera dell’epoca. Pochi, forse, sapranno che il luogo ricordato per la più tragica pagina militare della storia d’Italia, si trova ora al di fuori dei confini nazionali, precisamente sul suolo sloveno.
Un po’ di storia
Caporetto fu anzitutto un evento bellico che causò un’immensa strage, come dimostrano i numeri: 12.000 morti, circa 30.000 feriti, 294.000 prigionieri e 400.000 sbandati. Ma cosa accadde storicamente? Dopo l’uscita dalla guerra da parte della Russia, molte truppe austro-ungariche e tedesche impegnate sul fronte orientale furono libere di rinforzare quello occidentale e quello italiano. Le nostre truppe, già duramente provate dalle precedenti battaglie sull’Isonzo, furono sfondate in maniera disastrosa e dovettero battere in ritirata fino al fiume Piave. Gravi errori tattici portarono alla sostituzione del generale Luigi Cadorna con Armando Diaz, che riuscì a riorganizzare l’esercito abbastanza tempestivamente da fermare l’avanzata dei nemici, difendendo la nuova linea difensiva.
Le iniziative commemorative dell’Esercito italiano
Le fanfare e bande militari dell'Esercito italiano si esibiscono oggi alle 19 contemporaneamente in 17 città italiane per commemorare quell'evento. A Roma ci saranno all’Altare della Patria la banda dell’Esercito, in piazza di Spagna la banda della Scuola Tramat, in piazza Navona la banda del 1^ reggimento Granatieri di Sardegna e in piazza del Pantheon la fanfara del reggimento Lancieri di Montebello. Dopo “L’Esercito marciava…” e “L’Esercito combatte” – i nomi delle commemorazioni, legate alla Grande Guerra, dei due anni scorsi -, quest’anno le celebrazioni avvengono all’insegna di “L’Esercito rESISTE”: un comunicato informa che “oggi come ieri, l'Esercito 'esiste', 'resiste' nel tempo e 'continua' la sua opera di difesa della patria e per la sicurezza dei cittadini”. Infatti il 1917 fu l’anno più duro del primo conflitto mondiale (tra la disfatta di Caporetto e la crisi economica) ma anche quello della ripresa dell’esercito che pone le basi della futura vittoria.
In memoria dei Caduti di tutte le guerre
Ma a sottolineare che la guerra resta comunque una “inutile strage“, il prossimo 2 novembre Papa Francesco ha deciso di dedicare in maniera particolare la commemorazione dei defunti ai Caduti di tutte le guerre. Il S. Padre celebrerà la Messa alle 15 all’interno del Cimitero Americano di Nettuno. “I nostri defunti saranno commemorati – dice Luciano Bruschini, il sindaco di Anzio, che insieme ad Angelo Casto, il sindaco di Nettuno, si rallegra dell’iniziativa del pontefice – e i nostri animi confortati dalla preghiera del Santo Padre. Il potente messaggio di pace, che tale evento porterà con sé, impregnerà un territorio flagellato dagli orrori dei conflitti mondiali, lasciando un sentimento di speranza e di riscatto della ragione sulla violenza, a suggello di quel faticoso percorso di ricostruzione materiale, sociale e spirituale, iniziato, con grande determinazione, dalla nostra gente nel dopoguerra”.