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Capitale europea della cultura: la sfida è agli sgoccioli

Manca davvero poco al 17 ottobre, giorno in cui verrà decretata la vincitrice italiana del titolo di capitale europea della cultura 2019. L’idea nacque grazie ad una felice intuizione del ministro della cultura greca Adelina Mercouri e spettò ad Atene la prima nomina di Città europea della cultura nel 1985.

Per l’anno 2019 l’Italia ha candidato prima 21 città ristrette poi a 6: Siena, Cagliari, Lecce, Ravenna, Perugia-Assisi e Matera. I criteri che deve soddisfare il programma di una città candidata sono la “dimensione europea e la città e i cittadini”. In particolare la città selezionata, per vincere, dovrà dimostrare una grande creatività e “non viene investita di tale ruolo unicamente per ciò che ha fatto ma soprattutto per il programma di eventi culturali particolari che propone di organizzare nel corso dell’anno di candidatura”. Il titolo dura un anno durante il quale la vincitrice dovrà avviare eventi culturali di vario genere per promuovere l’Unione Europea.

La giuria che si occupa di scegliere i nomi da candidare è composta da 13 membri, 7 designati dalle istituzioni europee, in particolare 2 dal Parlamento europeo, 2 dal consiglio europeo, 2 dalla Commissione europea, 1 dal Comitato delle regioni e 6 nominati dal Mibac in accordo con la Commissione Europea. Fra le principali città italiane che sono state scartate figurano Aosta, Caserta, Erice, Grosseto e la Maremma, Palermo, Pisa, Taranto e Urbino.

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