Grazie ad un progetto di ricerca congiunto fra la Sovrintendenza ai Beni culturali di Agrigento e l’università della South Florida a Tampa (città gemellata con Agrigento) sono ripresi, dopo più di 30 anni di stop, gli scavi alla villa Romana di Durrueli a Realmonte, in Sicilia.
L’utilizzo della realtà virtuale
Grazie all’utilizzo delle moderne tecnologie, quali riprese aeree, scansioni 3D e ricostruzioni in realtà virtuale sono stati riportati alla luce (non solo metaforicamente) i 5.000 metri quadri di una delle più grandi ville costruite dagli antichi romani in Sicilia, nella fattispecie a pochi chilometri da Agrigento.
“Lo scavo – aveva commentato all’avvio dei lavori la sovrintendente Gabriella Costantino – ha avuto l’obiettivo di reinterpretare le intricate vicende edilizie attraverso cui la villa è andata incontro tra il primo ed il terzo secolo dopo Cristo, facendo emergere un’importante fase di occupazione di epoca bizantina, del tutto sconosciuta finora. Grande importanza ha infatti la scoperta di un vasto complesso per la produzione della ceramica, incentrato sul riuso dei forni che alimentano le stanze calde delle terme come fornaci per la ceramica e delle stesse stanze come vani di servizio”.
Villa “industriale”
La villa venne abitata ininterrottamente dal II al VII secolo d.C.. Inoltre, la scoperta di nuovi muri, livelli pavimentali, canali d’acqua e rampe di scale, ha evidenziato come la struttura fosse stata trasformata in un villaggio “industriale” adibito alla produzione di mattoni, tegole e ceramiche a partire dal V secolo d.C.
Gli archeologi statunitensi, che hanno iniziato i lavori lo scorso luglio, continueranno a studiare il sito anche la prossima estate sempre in collaborazione con la soprintendenza agrigentina.