Interprete versatile, icona della Nouvelle Vague francese e musa di registi come Jean-Luc Godard e François Truffaut. Ma anche cantante e regista, fra le assolute protagoniste di una importante stagione culturale della Francia del ‘900: se ne è andata, all’età di 89 anni, l’attrice Jeanne Moreau, Palma d’oro a Cannes nel 1960, Leone d’oro alla carriera nel 1992 e Premio César nello stesso anno (più altri due onorari). E questi sono solo alcuni dei riconoscimenti che, nel corso della sua sessantennale carriera, l’attrice francese è riuscita a mettere in bacheca, guadagnandosi le attenzioni dei principali cineasti dell’ultimo secolo. Non certo di secondo piano, il lungo sodalizio con Orson Welles, conosciuto agli inizi degli anni Cinquanta, quando Moreau si esibiva nei teatri di Francia e frequentava in modo assiduo il Festival di Avignone.
“Jules e Jim”, il successo
Per attraversare l’Atlantico e viaggiare verso i fasti di Hollywood, Jeanne Moreau dovrà attendere la fine degli anni ’50, quando gli schermi patrii avevano già avuto modo di apprezzare le sue capacità recitative in film come “La regina Margot” (1956) di Dréville, e le due pellicole di Louis Malle “Ascensore per il patibolo” e “Gli amanti”, entrambe del 1958. Nel frattempo, inizia la collaborazione artistica, frutto di una profonda amicizia sbocciata anni prima, con il regista François Truffaut, per il quale recita ne “I quattrocento colpi” (1959) e, soprattutto, nel controverso “Jules e Jim”, nel quale interpreta la sensuale Catherine. Trasposizione cinematografica di un triangolo amoroso narrato nell’omonimo romanzo di Henri-Pierre Roché, all’epoca dell’uscita (1962) il film suscita indignazione e scandalo nell’opinione pubblica, rischiando di incorrere nella censura ma palesando tutto il talento recitativo dell’attrice che, proprio grazie a questa pellicola, otterrà la sua consacrazione a livello internazionale, immortalando la sua immagine sulle note della canzone “Le tourbillon de la vie”.
Dalla Nouvelle Vague a oggi
Il successo ottenuto con “Jules e Jim” non è che l’apice di un successo che accompagnerà Jeanne Moreau per tutti gli anni Sessanta. Per l’attrice parigina ci sarà spazio in ruoli di rilievo anche in film come “Il processo” di Welles e “Il diario di una cameriera”, di Bunuel. Nel 1961, Moreau appare anche ne “La notte” di Michelangelo Antonioni e in “Eva”, di Joseph Losey. Trascorsa l’epoca della Nouvelle Vague, con una collaborazione anche con Jean-Luc Godard nel film “La donna è donna”, la carriera dell’attrice non sarà certo intaccata dal trascorrere degli anni, continuando a prestare il suo contributo alla settima arte con la consueta carica emotiva, senza perdere quel retrogusto malinconico ma intriso di crudo realismo con il quale il cinema francese era stato in grado di segnare di un’epoca. Nel 1990 è scritturata da Luc Besson per il film-cult “Nikita”, mentre il suo ultimo ruolo da protagonista risale al 2012, quando ha prestato il suo volto per il personaggio di Frida in “A lady in Paris”, di Ilmar Raag. L’ultimo capitolo di una carriera passata attraverso oltre mezzo secolo che, dai palcoscenici dei teatri francesi, sempre prodighi di applausi, l’ha portata sugli schermi di celluloide, ergendola a icona di una stagione cinematografica che, ancora oggi, continua ad affascinare.