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A Milano la luce barocca di Georges De La Tour

La sua pittura è caratterizzata da un profondo contrasto tra i temi “diurni”, crudamente realistici, che ci mostrano un'esistenza senza filtri, con volti segnati dalla povertà e dall'inesorabile trascorrere del tempo e i temi “notturni” con splendide figure illuminate dalla luce di una candela: modelli assorti, silenziosi, commoventi”, spiega Francesca Cappelletti curatrice dell'esposizione organizzata a Milano dal 7 febbraio al 7 giugno al Palazzo Reale di Piazza Duomo dal comune di Milano e da MondoMostre Skira-. Un potente contrasto tra il mondo senza pietà dei diurni e la compassionevole rappresentazione delle scene notturne. Dipinti che conservano il segreto della loro origine e della loro destinazione. Come rimane un mistero la formazione del pittore, compresa la possibilità o meno di un suo viaggio italiano”. 

Il genio della luce

Considerato unanimemente come uno dei più celebri artisti del Seicento, Georges de La Tour non esisterebbe se non esistesse la storia dell’arte. “Sconosciuto per più di due secoli, fu riscoperto nel 1915, anno in cui il tedesco Hermann Voss pubblicò un articolo rivelatore sulla sua opera- prosegue la curatrice della mostra-. Una storia segnata da un totale oblio e da una tarda ma efficace riscoperta”.  La prima esposizione in Italia dedicata a Georges de La Tour, attraverso dei mirati confronti tra i capolavori del maestro francese e quelli di altri grandi del suo tempo (Gerrit van Honthorst, Paulus Bor, Trophime Bigot, Hendrick ter Brugghen e altri) vuole portare una nuova riflessione sulla pittura dal naturale e sulle sperimentazioni luministiche, per affrontare i profondi interrogativi che ancora avvolgono l'opera di questo misterioso artista. La mostra a Palazzo Reale e gli studi del catalogo riflettono, dunque, sulle immagini straordinarie, potenti e liriche, di santi e mendicanti, sulle scene di gioco e di rissa, sulla raffigurazione sofisticata della notte, soggetti usuali di La Tour e degli altri “pittori della realtà” con cui la mostra lo confronta.

Capolavori in prestito

Più di 30 le opere all'interno del percorso espositivo, provenienti dalle più importanti istituzioni americane quali la National Gallery of Art di Washington D.C., il J. Paul Getty Museum di Los Angeles, la Frick Collection di New York e dalle istituzioni museali francesi come il Musée des Beaux-Arts di Nantes, Musée du Mont-du-Piété di Bergues, Musée départemental d'Art ancien et contemporain di Epinal, Museée des Beaux-Arts di Digione, Musée Toulouse-Lautrec di Albi, Musée départemental Georges de La Tour di Vic-sur-Seille. Un evento imperdibile, considerando la difficoltà di ottenere i prestiti di questi capolavori, nessuno dei quali è custodito in Italia e di cui difficilmente le istituzioni museali riescono a privarsi.  Inoltre “i talenti delle donne” ispirano lo sguardo femminile sul quale il comune di Milano incentra il proprio cartellone artistico-espositivo del 2020. A cominciare dalla prima reporter di Life a Palazzo Reale: Margareth Bourke/White, video e immagini; seguono le magiche russe lungo i secoli, in Divine avanguardie, la donna in Russia: dalle icone di Malevich, 100 capolavori da San Pietroburgo. Si va al Mudec per riscoprire il Messico rivoluzionario della poliedrica Tina Modotti. In scena al Pac a marzo le provocazioni della cubana Tania Bruguera, poi Luisa Lambri 10 anni di foto d'architettura.

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