Un intellettuale, uno scrittore, un critico, ma soprattutto un artista: questo è Paolo Manazza, che questa estate – dall’8 giugno all’8 luglio – presenterà le sue ultime opere nella galleria Robilant+Voena a Milano, in via Fontana, con l’allestimento “Untitled”.
Saranno 20 i dipinti esposti – ognuno dei quali con un formato diverso – nei quali l’artista ha esplorato il senso di sovrapposizione del colore, nel segno di tutti gli insegnamenti ricevuti dall’Informale europeo e statunitense, alla ricerca di una personale e contemporanea visione. Per Manazza, infatti, la pittura va intesa come momento gestuale e primario e che percorre sempre, come un fil rouge, la storia dell’arte recente da Helen Frankenthaler a Günther Förg.
L’uso spregiudicato del colore, senza concedere nulla all’incertezza, rende le opere di Manazza uniche e racconta molto di come la realtà cromaticamente interpretata sia l’unico possibile modo di “vedere” il mondo interno ed sterno per l’artista. “Ogni dipinto di Paolo Manazza è un soliloquio -osserva Alan Jones nel catalogo della mostra, che contiene anche contributi critici di Giandomenico Di Marzio e Massimo Mattioli- un dialogo tra l’artista e il proprio sé, come le due parti di Bach, una traduzione simultanea nella lingua della pittura dove la ‘composizione’ è la grammatica, e il colore è il vocabolario”. Di Marzio scrive che “Paolo Manazza appartiene a quella generazione di artisti che ancora oggi, nel vasto mare dei nuovi linguaggi dell’arte contemporanea, si ostina a esplorare le infinite possibilità della pittura”.