Covid, verso la fase quattro. Ecco le cinque regioni che rischiano il lockdown

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L’Italia si sta avviando verso lo scenario 4, il più grave che non esclude una quarantena generale per fronteggiare l’emergenza Covid. In particolare l’allarme è alto per 5 regioni — Lombardia, Campania, Liguria, Lazio e Valle d’Aosta  — e per la provincia autonoma di Bolzano. Sorvegliata speciale Milano. Ci sono tre settimane di tempo, se il contagio non diminuirà bisognerà valutare la misura più drastica. Ed ancora: “Se la situazione di rischio alto dovesse persistere per un periodo di più di tre settimane, si rendono molto probabilmente necessarie – avverte l’iss – misure di contenimento molto aggressive”.

Lo studio analitico del territorio

Non si può andare avanti con un decreto ogni 15 giorni, “bisogna individuare subito i comuni più colpiti e metterli in lockdown. L’alternativa? A Natale avremo tutta Italia chiusa in casa”. Lo dice in un’intervista a Repubblica Antonella Viola, immunologa dell’università di Padova e direttrice scientifica dell’Istituto di ricerca pediatrica della città. Il lockdown andrebbe applicato “dove gli ospedali sono in crisi, come Lombardia o Campania. Ma non serve un lockdown generalizzato – spiega -. Occorre studiare il territorio e chiudere dove il virus circola di più, anche a livello di singoli comuni. Un valore di Rt sopra a 1,5 dovrebbe spingerci a intervenire”.

Mascherina obbligatoria, sempre

Un provvedimento importante per lei “sarebbe rendere le mascherine obbligatorie a scuola sempre, anche durante le lezioni”. “Le zone meno colpite potrebbero riaprire i locali la sera. Ma bisogna fare presto. Se non agiamo subito, fra un mese i dati saranno peggiorati“. Aspettare e capire se le attuali misure prese hanno effetto “avrebbe senso se fra dieci giorni avessimo più dati utili a orientare le scelte. La mancanza di dati invece è sempre stato un problema grave in Italia, fin dall’inizio. Non abbiamo una mappa dettagliata della circolazione del virus, non sappiamo dove ci si infetta di più”.

Serve una programmazione per fronteggiare il Covid

Se sapessimo “che i ristoranti sono luoghi più a rischio dei cinema – ma è solo un esempio – chiuderemmo i primi e lasceremmo aperti i secondi. Anche gli aiuti economici potrebbero essere più mirati. Sapremmo spiegare ai cittadini il perché delle scelte della politica. Invece sembra mancare una programmazione per il futuro. Eppure dobbiamo prepararci a trascorrere con il Covid l’inverno. Sono 7 mesi, e non saranno facili“. Antonella Viola non crede alle promesse del vaccino entro dicembre: “Non sarà una soluzione miracolosa, e tanto meno rapida. Creare false aspettative non farà che aumentare la rabbia delle persone. Penso che per veder migliorare la situazione dovremo aspettare fino a maggio, con il ritorno del caldo. Nel frattempo ci vuole programmazione”.

Rossella Avella: