La voce degli ultimi

lunedì 23 Dicembre 2024
6.8 C
Città del Vaticano

La voce degli ultimi

lunedì 23 Dicembre 2024

Covid Italia: contagi in altalena. Risalgono anche le vittime

Sala, "ristoranti in difficoltà". A Roma chiuso 90% dei ristoranti, l'allarme dei commercianti: "Così non conviene, è inutile". A Napoli da giovedì si torna a mangiare la pizza al tavolo

Tornano a salire i contagi con l’incremento dei casi totali che è quasi raddoppiato, passando dai 451 di lunedì – il numero più basso dall’inizio del lockdown – agli 813 di martedì. Un dato su cui pesa sicuramente il maggior numero di tamponi effettuati rispetto al giorno precedente e che rappresenta comunque un monito, tanto che il ministro per le autonomie Francesco Boccia è tornato a ribadire che, in caso la curva riprendesse a salire, si dovrà necessariamente provvedere a nuove chiusure localizzate. Il bollettino quotidiano della Protezione Civile dice che 16 giorni dopo l’avvio della Fase due i casi totali sono saliti a 226.699. Ma quel che conta è l’incremento, doppio rispetto a ieri. Un dato su cui pesano i numeri della Lombardia: su 813 casi, 462 sono nella Regione più colpita, che rispetto a ieri fa segnare anche una risalita delle vittime – 54 nelle ultime 24 ore, mentre lunedì l’incremento era stato di 24 – e degli attualmente positivi: sono 27.291, 218 più di ieri mentre lunedì c’era stato un calo rispetto al giorno precedente di 357 malati.  Tutte le regioni restano dunque al momento a rischio ‘basso’, mentre è ‘moderato’ in Lombardia, Molise e Umbria. I dati dei prossimi giorni, che terranno conto anche delle nuove riaperture, diranno se il trend rimarrà quello attuale o se è destinato a risalire. In questo caso, ha ripetuto ancora il governo, si dovranno necessariamente richiudere aree del paese. E mentre il priemier Conte mostra cauto ottimismo dicendo che il sacrificio degli italiani ha dato i suoi frutti, si conclude la prima fase di sperimentazione del Vaccino Oxford: stanno bene i 510 volontari. “Col coronavirus bisognerà convivere e se ci dovessero essere problemi in una singola regione, quest’ultima dovrà chiudere perché non possiamo fermare le altre” dice Boccia ricordando che il primo check – salvo dati particolarmente critici – ci sarà il 3 giugno. Ripartirà, afferma il ministro, la mobilità tra le regioni” ma per quelle “che hanno rischio medio o basso”. Per chi, invece, avesse un “rischio alto, questo non sarà ritenuto opportuno”. Per quella data dovrebbe però finalmente essere pronta anche “Immuni” l’App per il contact tracing. É tornato a parlarne in commissione Giustizia al Senato il commissario Domenico Arcuri spiegando che l’applicazione è in fase di test e “verrà messa a sistema e fruibile per i cittadini a cavallo della fine di maggio”

Aprono locali Milano: pochi clienti, molti controlli

Torna la movida a Milano dopo le chiusure imposte dall’emergenza Coronavirus: dall’Arco della Pace ai Navigli, bar e ristoranti hanno riaperto al pubblico non solo con il consumo da asporto ma anche al tavolo, anche se il numero dei clienti non è tornato alla normalità. I locali cercano di seguire al meglio le ordinanze nazionali e regionali che si sono succedute continuamente e che per molti sono ancora “non chiare”, a partire dall’obbligo tutto lombardo della misurazione della temperatura ai clienti. Così poco chiare che molti hanno deciso di non rialzare proprio le serrande, né di allestire i de hors, anche a causa di misure poco incisive su tasse e agevolazioni. Una forma di auto-tutela anche dai tanti controlli da parte delle forze dell’ordine: nella prima notte della Fase 2, a Milano, sono stati controllate 1.666 attività commerciali, con un solo titolare denunciato, e 90 invece le persone multate per assembramento. Le chiamate alle forze dell’ordine arrivano anche da ‘cittadini-sceriffi’, come racconta Riccardo, socio fondatore del Mom, pub sempre molto affollato dove nella prima sera di riapertura è arrivata sia la Polizia Locale che la Guardia di Finanza, che ha controllato e pattugliato anche la zona dell’Arco della Pace e dei Navigli. “Mi auguro solo di non prendere multe perché due commensali si danno un bacio al tavolo– spiega Edoardo Maggiori che questa sera aprirà i suoi cinque ristoranti -. Capisco l’attenzione al dispenser del gel e ai dispositivi di protezione, sono gestibili, ma il cameriere non può fare lo sceriffo o controllare se i clienti sono conviventi. So che in Regione Lombardia stanno parlando di una modifica per eliminare il passaggio sulle distanze tra i clienti, spero venga recepita”. Difficile infatti rispettare il distanziamento tra chi condivide lo stesso tavolo, visto che misurano spesso attorno ai 70 cm: al Bar Bianco del Parco Sempione per allontanare ogni rischio, di contagio o di sanzione che sia, hanno ‘accoppiato’ i tavolini e messo non più di due sedute ciascuno. Davanti ai locali, in ogni caso, non si vedono ancora le code o le liste d’attesa per sedersi e i tavoli non sono tutti pieni; considerando anche la riduzione dei coperti necessaria per il distanziamento sociale anche la cassa rimarrà vuota: “a fine anno le perdite saranno del 70% circa”, spiega sempre Maggiori. Il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, riconosce l’affanno del settore: “I ristoranti – ha detto – con le regole che devono applicare sono in grande difficoltà, sono la parte che farà più fatica”, mentre per il governatore della Lombardia Attilio Fontana bar e ristoranti sono “uno dei luoghi in cui bisogna fare in modo che le regole vengano rispettate nel modo più rigoroso possibile”, soprattutto “il distanziamento all’interno dei ristoranti è fondamentale”. “In alcune Regioni si dice che il distanziamento tra membri della stessa famiglia non è obbligatorio, noi invece questa regola l’abbiamo voluta lasciare per evitare scuse”, ha concluso Fontana.

Smart working e niente turisti, centro Roma non riapre

Molte serrande sono rimaste abbassate e in pochi a passeggiare in strada. Con la ‘ripartenza’ il volto del centro storico della Capitale non è cambiato di molto rispetto alle settimane del lockdown. Le strade, abitualmente affollate in primavera da gruppi di turisti provenienti da tutto il mondo, sono rimaste semivuote. Inoltre molti impiegati, causa smart working, non vanno in ufficio. Per questo diversi ristoranti, bar e negozi, orfani dei turisti e della pausa pranzo, hanno deciso per il momento di non riaprire. “Al di là degli adempimenti sanitari e burocratici, se non riaprono gli alberghi e riparte il turismo è inutile riaprire in centro: non ci sono clienti” sottolinea Gianfranco Contini, portavoce de ‘La Voce dei locali di Roma’, movimento nato nelle ultime settimane e a cui aderiscono circa 400 aziende, principalmente ristoranti e bar della Capitale. «Il centro storico di Roma è rimasto deserto – sottolinea Contini -. Quasi tutti ristoranti del centro, il 90% circa, hanno deciso di rimanere chiusi. Qualche bar e tavola calda hanno provato a riaprire, ma l’incasso è stato praticamente quasi zero. Se il turismo è fermo e gli uffici sono in smart working in centro non si lavora. Le poche attività che oggi hanno aperto richiuderanno di nuovo. Dobbiamo sperare che la curva dei contagi non risalga, che è la cosa principale, e che presto ci sia l’apertura delle frontiere così da poter tornare a lavorare in condizioni di quasi normalità”. E intanto in centro c’è qualche bar che oggi ha servito solo una decina di caffè e chi, dopo il tentativo di ieri, ha deciso di non riaprire. “Anche i pochi negozi di vicinato del centro che hanno riaperto non hanno incassato nulla – spiega Contini – diversi negozi di souvenir e di abbigliamento sono rimasti chiusi”. “Ci sono alcuni che hanno riaperto, chi non ha aperto perché vuole capire cosa accadrà, e chi perché i costi di una riapertura sono maggiori che rimanere chiusi” spiega David Sermoneta, presidente di Confcommercio Centro Storico. “Attività familiari provano a riaprire, altre più strutturate con molti dipendenti preferiscono aspettare – aggiunge -. Siamo penalizzati su tutti fronti: siamo stati chiusi, senza aiuti, dobbiamo aprire sapendo di rimetterci e poi preoccupa la faccenda della responsabilità penale”.

Giovedì torna la pizza, riaprono ristoranti di Napoli

Niente menù, distanza di un metro tra una sedia di un tavolo e quella del tavolo vicino, mascherine per i camerieri, a tavola però ci saranno gli spaghetti ai frutti di mare, la pizza, il pesce fresco del Mediterraneo. É così che i ristoranti del lungomare di Napoli preparano la riapertura dopo oltre due mesi di chiusura, dopo lo tsunami covid19 che ha bloccato tutto. I napoletani si sono ripresi il lungomare già da due settimane, passeggiando, correndo, bevendo un aperitivo nel bicchiere di plastica, ma da giovedì ritroveranno anche le cene con davanti il Castel dell’Ovo e le luci della Costiera in lontananza. “Avevamo 52 tavoli ora sono 26 – spiega Corrado, direttore della pizzeria e ristorante Fiore Bianco – quindi circa 105 coperti mentre prima erano 210. Ma siamo pronti, abbiamo varato il menù sul web, si consulta dal cellulare e abbiamo sanificato tutto, dando sicurezza. Ci aspettiamo una buona affluenza e abbiamo mantenuto i prezzi pre-covid. Certo sappiamo che c’è la crisi e in tanti rinunceranno al ristorante”. Più avanti Roberto Biscardi, uno dei soci di “Re di Napoli” ha in mano un bastone di legno che misura un metro e misura le distanze tra i tavoli: “C’è voglia di tornare al ristorante – spiega – anche se per noi sarà difficile andare avanti senza turisti. Ma ci proviamo, abbiamo garantito tutto il nostro personale. La differenza con gli anni scorsi è che a marzo si apre quello che chiamo il ‘calciomercato’ degli stagionali, ma quest’anno non c’è stato, faremo senza”. La mancanza dei turisti è un peso forte: “Sono il 70% della clientela e ci mancheranno – spiega Andrea, titolare del Ristorante Antonio La Trippa – ma ci siamo preparati ad accogliere i napoletani, siamo pronti, facciamo la metà dei coperti con il distanziamento, abbiamo allestito dispenser di disinfettante per le mani, sanifichiamo i bagni, speriamo che i clienti non abbiano paura di venire a sedersi”. I dubbi sono tanti anche al Borgo Marinari, lambito dal mare proprio ai piedi del Castel dell’Ovo: “L’importante è ripartire – spiega Antonio, uno dei soci – anche se abbiamo meno della metà dei posti di prima. Qui i turisti erano la maggioranza, ma aspettiamo i napoletani. certo, ci mancheranno, penso ad esempio ai crocieristi che scendevano dalle navi e venivano a godersi un pranzo napoletano vicino al porto”. Ma c’è voglia di tornare a cucinare e alcuni preparano un buffet di aperitivi gratis per giovedì sera, per animare la festa. “Per fortuna – spiega Silvio Della Notte, socio del gruppo ‘Antonio e Antonio’ – abbiamo disposizioni meno stringenti rispetto ai 4 metri quadrati decisi qualche giorno fa, che avrebbero decretato la fine di molti locali, soprattutto dei più piccoli. Prevedo che nei primi giorni ci sarà un discreto afflusso ma se poi tutte le attività non tornano ai ritmi i lavoro precedenti le persone avranno meno soldi, usciranno di meno. Vedremo, ma giovedì vogliamo un grande abbraccio virtuale, e abbiamo mantenuto tutti i piatti, dallo spaghetto alle vongole e i piatti di mare alle pizze, forse come augurio faremo anche qualche sconto”.

ARTICOLI CORRELATI

AUTORE

ARTICOLI DI ALTRI AUTORI

Ricevi sempre le ultime notizie

Ricevi comodamente e senza costi tutte le ultime notizie direttamente nella tua casella email.

Stay Connected

Seguici sui nostri social !

Scrivi a In Terris

Per inviare un messaggio al direttore o scrivere un tuo articolo:

Decimo Anniversario