La tecnologia viene in soccorso durante questi giorni di emergenza del coronavirus, soprattutto per controllare il rispetto delle misure di sicurezza volute dall’esecutivo del premier, Giuseppe Conte. L’assessore lombardo Gallera ha fatto sapere, già ieri sera, che attraverso la collaborazione con le compagnie di telefonia, i tecnici della regione sono stati in grado di tracciare i cittadini che si allontanavano oltre i 500 metri dalla propria abitazione. Da questo studio si è compreso che oltre il 40% dei lombardi non rispettava in senso stretto le direttive governative. Sulla stessa linea si stanno muovendo gli Stati Uniti, dove l’esecutivo si sta confrontando con Google, Apple e Facebook e altre compagnie tecnologiche, nonché con esperti sanitari, in merito alla possibilità di usare i dati sulla geolocalizzazione raccolti dagli smartphone degli americani per contrastare il coronavirus.
La localizzazione
Sulla scorta dell’esperienza cinese che ha utilizzato due app per tenere sotto controllo lo spostamento delle famiglie, le autorità sanitarie statunitensi starebbero vagliando la possibilità di usare i dati sulla localizzazione, in forma anonima e aggregata, per mappare la diffusione del contagio, e anche per controllare se le persone stanno mantenendo le distanze di sicurezza. “Stiamo valutando i modi in cui le informazioni aggregate e anonime sulla posizione potrebbero aiutare nella lotta contro il Covid-19”, ha confermato il portavoce di Google Johnny Luu. “Un esempio potrebbe essere quello di aiutare le autorità sanitarie a determinare l’impatto del distanziamento sociale, in maniera simile al modo in cui mostriamo i tempi di attesa dei ristoranti popolari e i modelli di traffico in Google Maps”, ha aggiunto assicurando che non sarebbero condivisi i dati di singole persone. Domenica scorsa alla Casa Bianca, scrive il Washington Post, una task force creata da investitori, imprenditori e manager tecnologici ha presentato una serie di idee sulla mappatura della malattia. Tra i partecipanti Apple e Google, esperti di sanità pubblica dell’università di Harvard e startup di telemedicina.