L’Oms pensa di dichiarare l’emergenza Coronavirus, pandemia, ossia una epidemia che da una zona ben precisa si espande fino a ricoprire quasi l’intero globo o comunque la maggior parte dei continenti. Il Covid-19 è a questo stadio preoccupante che potrebbe essere utilizzato anche per descrivere ciò che sta accadendo sui social network, ed in particolare su twitter. Da questo presupposto nasce l’idea della Fondazione Bruno Kessler di Trento di dar vita ad uno studio che metta in correlazione l’espansione reale del virus con quella virtuale.
Lo studio
La Fondazione Bruno Kessler di Trento elabora una piattaforma online che fornisce un quadro sulla relazione tra l’evoluzione dei contagi da Covid-19 e le dinamiche informative sui social media. Da quando il Covid-19 è arrivato a preoccupare seriamente gli italiani, sono cominciate a circolare sui social network le prime fakenews che, pian piano, si estendono e riescono a raggiungere anche milioni di persone, alle quali fornisce una visione distorta e mistificatoria della realtà. In un periodo che richiede, al contrario, un’informazione corretta e puntigliosa. “Per ogni messaggio riusciamo a capire se si tratta di un post di una persona o di un bot e, nel secondo caso, se proviene da un account verificato o invece da uno non verificato”, racconta Manlio De Domenico, fisico dei sistemi complessi e responsabile dell’Unità CoMuNe Lab alla Fondazione. Prima che arrivi il virus in un Paese, i tweet sono ovviamente meno numerosi e la metà diffonde notizie fasulle o inesatte. “Ma quando scoppiano i primi casi cambia tutto”, prosegue De Domenico. “A quel punto le persone iniziano a documentarsi e falsità e imprecisioni calano in percentuale”. E, dall’altra parte del mondo, in Corea del Sud, dopo l’intervento del Governo, i tweet hanno preso a mostrare un sentimento positivo e di unità del Paese”, spiega De Domenico. “E’ successo anche da noi, benché in maniera minore, fra il 27 e il 28 febbraio”.