Sembra di tornare nell‘agosto 2016 nelle zone del sisma. Qui il Coronavirus ha prodotto come conseguenza un ritorno in un passato oscuro e gravido di sofferenza. Tutto è chiuso e la speranza di una ripartenza si arresta. “Una tragedia nella tragedia” afferma sconsolato i Alberto Allegrini, responsabile di Confcommercio Valnerina.
Nel comune di Norcia
“E’ di nuovo tutto chiuso, una tragedia nella tragedia, sembra di stare dentro un film dell’orrore. Ma questo è il secondo atto, il primo lo stiamo vivendo da oltre 3 anni con il dopo sisma”. Parole di Alberto Allegrini, responsabile di Confcommercio Valnerina e imprenditore del settore turistico di Norcia, che pronuncia camminando per le strade e piazze praticamente deserte della città di San Benedetto dopo un mese di emergenza coronavirus. I negozi, anche quelli che potrebbero stare aperti come le norcinerie, sono tutti chiusi. Di gente in città se ne incontra soltanto un po’ davanti a una banca in attesa del proprio turno allo sportello. Chi vende frutta e verdura carica delle casse su un furgone per le consegne a domicilio. “Il terremoto – dice Allegrini – in pochi secondi ci aveva fatto tornare indietro di 45 anni, facendoci venire meno le nostre case e i nostri locali, ma adesso, con questa emergenza che si somma al dopo sisma, ci sta venendo meno la speranza”.
Le misure del Dpcm
Il Dpcm del 23 marzo scorso per il contenimento del Covid-19, oltre a chiudere le attività imprenditoriali ritenute non essenziali, ha portato anche alla sospensione di tutti i cantieri, pubblici e privati, della ricostruzione post sisma 2016. Il Decreto supera di fatto la direttiva con la quale il neo commissario alla ricostruzione, Giovanni Legnini, qualche giorno fa, illustrava le misure di carattere generale entro le quali le imprese impegnate sul “cratere sismico” del Centro Italia potevano o meno continuare a lavorare.
Alla popolazione di questa parte martoriata dal sisma del Centro Italia ritornano in mente come un incubo i mesi successivi alla scossa dell’agosto 2016.