Il decreto emanato dal Governo obbliga le famiglie a stare a casa. I grandi si dedicano al lavoro tramite le modalità agili e lo smart working mentre i bambini studiano o giocano. Ma la convivenza familiare può, in qualche modo risentire, dalla condivisione dell’ambiente di lavoro. Su questa relazione è intervenuta Chiara Simonelli, docente di Psicologia dello sviluppo sessuale dell’Università La Sapienza di Roma, che afferma: “Ci possono essere alcune trappole che fanno deflagrare quello che non va”.
Le parole della docente
“La convivenza forzata può essere dirompente nella coppia. Abbiamo un assaggio ogni anno durante le vacanze, in una situazione più leggera, ma quello che noi sappiamo è che a settembre aumentano le separazioni. Oggi viviamo un momento particolare in cui tutto questo è più amplificato. Abbiamo un elemento in più che è l’emergenza, qualcosa che ha fatto scattare nella mente altri meccanismi peggiorativi. L‘irritazione la fa da padrona quindi – continua la docente – molte coppie non reggono se ci sono problemi importanti e seri che covano sotto la cenere. La possibilità che esplodano è molto alta. Quando ci sono delle ruggini – spiega la psicologa – delle differenze di visione su come vanno fatte le cose (la gestione economica, la gestione della casa e la gestione dei figli), bisogna avere delle capacità di comunicazione per non arrivare al peggio. Il consiglio è di mantenere, anche all’interno di una convivenza forzata, degli spazi di silenzio e di autonomia concordata con l’altro. Di avere degli spazi personali in cui ti chiudi e senti la musica che preferisci, leggi un libro, parli al telefono, o stai al computer. La coppia ideale – conclude la docente de La Sapienza – non esiste se non all’inizio, quando si è innamorati. Quando invece ci sono una serie di incombenze da svolgere, ci può essere un braccio di ferro che assume un significato diverso nella mente di chi si sente non capito o sfruttato”.