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Covid-19 in Italia: nel Lazio nuova “zona rossa”, il no di Messina ai rientri

Bertolaso sta bene, ricoverato solo per precauzione. I dati mostrano casi positivi in leggero calo. Inviati altri infermieri nelle zone più colpite.

“Ci giudicherà la storia”. L’epoché, la sospensione del giudizio richiesta dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte ieri in una Camera dei deputati con clima “surreale”, suggella il decreto con le nuove misure restrittive per fronteggiare la pandemia di Covid-19 nel Paese. A partire da oggi, entra in vigore ed il premier ne annuncia un altro “di almeno 25 miliardi” per il prossimo aprile. In Italia a oggi si registrano 74.386 casi positivi e oltre 7mila decessi. Ieri il premier ha fatto presente l’invio di 500 operatori sanitari nelle zone più colpite, Lombardia in primis. Al momento, i dati incoraggiano: per il quarto giorno consecutivo, rallenta l’aumento delle positività al coronavirus, così come quello dei decesso. Oggi il presidente del Consiglio riferirà in Senato.

Bertolaso sta bene

Dopo le notizie di un ricovero al San Raffaele, l’ex capo della Protezione Civile, Guido Bertolaso, sta bene: “Sta benissimo” ha detto l’assessore della Regione Lombardia, Giulio Gallera, intervistato ad Agorà: “È stato ricoverato all’ospedale San Raffaele in via precauzionale” ha aggiunto. L’ex capo della protezione civile, nominato come consulente della Regione per portare avanti il progetto dell’Ospedale in fiera Milano, è risultato positivo al coronavirus due giorni fa, come ha annunciato lui stesso via Facebook. “A Milano non ha un appartamento, era collocato in un luogo non idoneo per l’isolamento. Per questo è stato portato al San Raffaele. Ma sta bene, anche troppo, nel senso che chiama, dispone e agisce” ha rassicurato lo stesso Gallera.

Lombardia in leggero calo

Sono in totale 31 i medici morti nella regione e risultati positivi al coronavirus. Di questi, 17 sono medici di famiglia. Come sottolinea la Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg), è Bergamo la città che registra le perdite più consistenti. Ieri nel capoluogo di provincia sono stati accertati 344 nuovi casi. Nella città di Milano: 373. Come ha, però, sottolineato l’assessore regionale, Giulio Gallera, si conferma un trend in discesa. Nella serata di ieri, il sindaco della città, Giorgio Gori, ha accolto e salutato nel Cimitero Monumentale il rientro di 113 urne contenenti le ceneri dei suoi concittadini, le cui salme sono state cremate in altre città che hanno offerto il loro aiuto.

Piazza Duomo vuota a causa dell’emergenza Covid-19 – Foto © Flavio Lo Scalzo per Reuters

Il Piemonte fa da sé

Nel suo intervento a Palazzo Montecitorio, Conte ha reso noto come obiettivo lo snellimento della burocrazia, ma il Piemonte cerca di fare da sé. Il presidente della regione, Alberto Cirio, ha fatto sapere che il Piemonte si sta attivando per produrre e certificare i dispositivi di protezione individuale in tempi brevi: “tre giorni per certificarli” dichiara Cirio. Gli ha fatto eco l’assessore alla Sanità piemontese, Luigi Icardi, che ha poi aggiunto: “L’invito è a lavorare sui ventilatori che sono apparecchiature drammaticamente necessarie. Se riusciamo a certificare anche i ventilatori questo avrebbe un canale di urgenza e di priorità perché oggi più ventilatori abbiamo e più letti di terapia intensiva possiamo attivare”.

Lazio, nuova “zona rossa”

Nella Regione si registrano 173 casi accertati in più rispetto a ieri, per un totale di 1.675 pazienti positivi, di cui 101 in terapia intensiva. Si ampliano le “zone rosse”: il comune di Nerola, alle porte di Roma, è diventato “zona rossa” dopo il riscontro di 72 casi su mila abitanti: si tratta di anziani e operatori sanitari della casa di riposto Santissima Maria Immacolata. La Regione ha svuotato la struttura e ha disposto il trasferimento di tutti gli ospiti, mentre fino all’8 aprile nessuno potrà entrare o uscire dalla città se non per motivi urgenti. A Fiumicino, invece, una buona notizia: la prima famiglia del Lazio risultata positiva al coronavirus è completamente guarita.

La Fontana di Trevi, a Roma, interdetta al pubblico a causa delle restrizioni anti-contagio – Foto © Reuters

Campania, l’argine che tiene

È un argine che fa fatica a tenere quello della Regione Campania, dove i casi di positivi al coronavirus sono saliti a 1.242. Di questi, 160 sono nel Casertano, mentre altri due decessi si sono registrati nel Salernitano, per un totale complessivo in Regione di 74 vittime. Sono invece guarite 53 persone. Sono 123 i pazienti in terapia intensiva, secondo i dati forniti dall’Unità di Crisi della Regione. Nel frattempo, sono oltre 600 le imprese che hanno mandato alla Prefettura di Napoli notifica di continuità delle attività previste secondo il dpcm del 22 marzo scorso e coprono diversi settori come trasporti, riparazione e manutenzione, ingrosso, imballaggi, agroalimentare e trasformazione dei prodotti agricoli. Per evitare la propagazione del contagio, a Torre del Greco – alle porte di Napoli – i taxi potranno trasportare un solo passeggero per corsa a Torre del Greco, secondo quanto deciso dal sindaco della città vesuviana, Giovanni Palomba.

Calabria: i timori di Santelli

“Non possiamo sbagliare”. L’esortazione della governatrice della Regione Calabria, Jole Santelli, suona come un imperativo, e le parole non celano il timore che la regione non riesca a contenere un’epidemia: “Dobbiamo fare tesoro di quello che e’ successo nelle altre regioni e prevenire l’avanzata del virus. La Calabria viene da dieci anni di commissariamento della sanità, è sottoposta ad un piano di rientro, ha carenze di strutture e personale. Non possiamo sbagliare” ha detto. Intervistata dal Corriere della Sera, Santelli annuncia lo stop delle fabbriche in tutta Italia temendo un’altra “calata” dal Nord: “Sono stata costretta a farlo. Noi non possiamo permetterci che esploda l’epidemia. Non potremmo affrontarla” dichiara la governatrice, consapevole del “decennio di commissariamento” della sanità regionale, che l’ha resa un sistema troppo fragile. Poi propone l’utilizzo dell’esercito per la gestione dell’emergenza.

La governatrice della Regione Calabria, Jole Santelli

Sicilia, Messina “si chiude”

Non teme l’arresto il sindaco di Messina, Cateno De Luca, che da giorni porta avanti la sua lotta sullo Stretto per impedire a centinaia di persone provenienti da Villa San Giovanni di mettere piede sull’isola. “Messina è la porta della Sicilia e io la chiudo se nessuno la controlla” dichiara dalle colonne del Corriere della Sera. Poi ammette: “Io ho minacciato tutti, sono pronto a farmi arrestare. Come è accaduto in altra occasione. Errori di magistrati che hanno dovuto rimettermi in libertà. Difendo la salute di questa isola dove grazie ai buchi del governo abbiamo registrato più di 30mila arrivi” dice preoccupato. Rivolgendosi al Governo, De Luca chiede al governo di “consegnare” a lui la situazione delle decine di persone bloccate sull’altra sponda dello stretto di Messina. “Con la Polizia municipale – dice – mi faccio dire chi sono, dove devono andare e chiamo i loro sindaci ai quali chiedo di fare arrivare i vigili urbani per un’ultima trasferta controllata e sicura, con tanto di autocertificazioni per la quarantena“. E ricorda, quanto annunciato ieri, che utilizzerà i droni per respingere i “furbetti” che violano l’isolamento domestico.

 

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